In Sicilia c'è una parola con due
diversi significati. No, certo che non è una cosa strana, ma è che in questo
caso non si tratta di piccole sfumature, di nuances semantiche, ma della
distinzione fra bene e male, fra bello e brutto, fra bianco e nero, fra freddo
e caldo.
A
fare la differenza sono la direzione che prendono gli occhi, i movimenti del
capo e l'intonazione nel momento in cui viene pronunciata.
Prendete
due studenti: uno capisce le spiegazioni al volo, coglie anche i dettagli, fa
domande profonde da essere persino imbarazzanti se l'insegnante non è
all'altezza; l'altro è di quelli che basano le interrogazioni esclusivamente
sui suggerimenti dei compagni e sono convinti che stanno fregando il
professore. Il primo con gli insegnanti preparati è in sintonia e instaura un
rapporto di sincero affetto; l'altro ha come unico obiettivo quello di
(metaforicamente) inchiappettarseli: è il tipo che ti tende un filo di nylon da
una parte all'altra per il gusto di farti finire a gambe per aria. Uno è
intelligente, l'altro è furbo, ma in dialetto siciliano, per l'uno e per l'altro
si dice: è "spertu". Assentendo con la testa e guardando soddisfatti l'interlocutore
dritto negli occhi per il primo; con la testa e gli occhi che sfuggono in
obliquo per il secondo, quasi a voler indicare qualcosa di nascosto.
La
cosa pazzesca è che spesso i professori, pur amando molto il primo, sono
irresistibilmente attratti dal secondo: quello che se li vuole inchiappettare. Di
solito l'intelligente (che spesso è pure timido) fa fatica a rapportarsi ai
compagni; il furbo invece è in profonda sintonia con il gruppo di bulli che
tagliano le ruote ai prof, toccano il culo alle ragazze, fregano la merenda al
compagno di classe non per fame ma per il gusto di uno sfregio. E però i prof
continuano a seguirlo e coccolarlo, non rassegnati al fallimento, all'ambizione
di "redimerlo". Lo fanno pure mentre lui, insieme al suo clan, prende
a calci e pugni il ragazzino magrolino e con gli occhiali da miope.
Rivendicando per sé la patente di "spirtizza", prepotenza e
arroganza.
Lo
interrogano, non sa un cazzo, gli racconta un sacco di balle sviando il
discorso, è ignorante, prepotente, arrogante, sempre con quel sorriso di
sprezzante sfottò nei confronti degli insegnanti, culo e camicia con il bullo
del rione e loro gli danno un bel voto. Anzi, lo votano.
E
poi vi lamentate che la scuola non funziona.
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