domenica 19 gennaio 2014

"U spertu", il bullo e la profonda sintonia


In Sicilia c'è una parola con due diversi significati. No, certo che non è una cosa strana, ma è che in questo caso non si tratta di piccole sfumature, di nuances semantiche, ma della distinzione fra bene e male, fra bello e brutto, fra bianco e nero, fra freddo e caldo.
A fare la differenza sono la direzione che prendono gli occhi, i movimenti del capo e l'intonazione nel momento in cui viene pronunciata.
Prendete due studenti: uno capisce le spiegazioni al volo, coglie anche i dettagli, fa domande profonde da essere persino imbarazzanti se l'insegnante non è all'altezza; l'altro è di quelli che basano le interrogazioni esclusivamente sui suggerimenti dei compagni e sono convinti che stanno fregando il professore. Il primo con gli insegnanti preparati è in sintonia e instaura un rapporto di sincero affetto; l'altro ha come unico obiettivo quello di (metaforicamente) inchiappettarseli: è il tipo che ti tende un filo di nylon da una parte all'altra per il gusto di farti finire a gambe per aria. Uno è intelligente, l'altro è furbo, ma in dialetto siciliano, per l'uno e per l'altro si dice: è "spertu". Assentendo con la testa e guardando soddisfatti l'interlocutore dritto negli occhi per il primo; con la testa e gli occhi che sfuggono in obliquo per il secondo, quasi a voler indicare qualcosa di nascosto.
La cosa pazzesca è che spesso i professori, pur amando molto il primo, sono irresistibilmente attratti dal secondo: quello che se li vuole inchiappettare. Di solito l'intelligente (che spesso è pure timido) fa fatica a rapportarsi ai compagni; il furbo invece è in profonda sintonia con il gruppo di bulli che tagliano le ruote ai prof, toccano il culo alle ragazze, fregano la merenda al compagno di classe non per fame ma per il gusto di uno sfregio. E però i prof continuano a seguirlo e coccolarlo, non rassegnati al fallimento, all'ambizione di "redimerlo". Lo fanno pure mentre lui, insieme al suo clan, prende a calci e pugni il ragazzino magrolino e con gli occhiali da miope. Rivendicando per sé la patente di "spirtizza", prepotenza e arroganza.
Lo interrogano, non sa un cazzo, gli racconta un sacco di balle sviando il discorso, è ignorante, prepotente, arrogante, sempre con quel sorriso di sprezzante sfottò nei confronti degli insegnanti, culo e camicia con il bullo del rione e loro gli danno un bel voto. Anzi, lo votano.
E poi vi lamentate che la scuola non funziona.

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