"E che ci faceva fuori a quell'ora?".
Cominciavano ad emergere i dettagli della notizia: rapina a mano armata a un
distributore di benzina a Catania, quattro uomini in auto, uno morto subito, un
altro ferito gravemente, uno beccato, l'altro scappato. La macchina l'hanno
trovata nel quartiere di Librino a Catania, il quartiere da dove il sabato
pomeriggio "scendono" in centro orde di ragazzini che ci fanno paura
perché li vediamo diversi e perché forse nessuno ha la capacità o la voglia di
farli "uguali".
Uno dei
quattro "uomini" armati della rapina era un ragazzino di 15 anni,
forse uno di quelli con la sfumatura dei capelli altissima e lo sguardo truce,
indurito, che il sabato pomeriggio vengono a portare scompiglio nelle
"nostre" strade popolate da famigliole ipocritamente unite in giro
per lo shopping e a sbatterci in faccia la loro realtà, fatta di soprusi
ricevuti e ricambiati.
Il dettaglio:
la rapina è stata commessa ieri sera, martedì, alle 23. E che ci faceva fuori a
quell'ora un ragazzino di quindici anni che l'indomani deve andare a scuola?
Forse anche questa è violenza nei loro confronti, il ragionare secondo i nostri
parametri: per noi un ragazzo di 15 anni il mercoledì dovrebbe andare a scuola
e dunque la sera prima non dovrebbe fare tardi. Al limite il sabato, ma
accompagnato e ripreso. Per noi che li abbiamo accompagnati e ripresi, che non
gli abbiamo comprato il motorino, che abbiamo cercato di proteggerli dalle
"cattive compagnie", un ragazzino di 15 anni è poco più di un
bambino, va a scuola, frequenta i coetanei, fra poco avrà una ragazzina o forse
ce l'ha già. Mattoni per costruirsi il futuro.
In quell'altro
mondo a pochi chilometri da noi il ragazzino di 15 anni forse a scuola non ci
va più da un pezzo e nessuno se ne cura, frequenta le cattive compagnie, ha
amici molto più grandi di lui e a quanto pare questa non era la prima volta.
Forse è già stato arruolato in quell'esercito per disperati disposti a tutto
per un giubbotto di pelle o un macchinone. Perché gli hanno fatto credere che è
questa la ricchezza.
Poco fa una radio
ha detto che è morto pure lui in ospedale, colpito alla testa e operato
inutilmente: notizia non confermata, ma fa poca differenza. Lui era già morto
comunque: ammazzato da chi non dà un futuro ai ragazzi siciliani, da chi parla
di lotta alla mafia ma non fa niente contro la disoccupazione e per costringere
con ogni mezzo un ragazzino di 15 ad andare a scuola e i suoi genitori a mandarcelo.
E a farlo andare a letto presto: perché domani devi farti interrogare, ma devi
anche aspettare la ricreazione per giocare con i tuoi coetanei e magari fare
pure gli occhi dolci a quella ragazzina che sta in un'altra classe e che ti
piace tanto.