giovedì 30 maggio 2013
La rivoluzione francese
I servizi televisivi ieri sottolineavano l'emozione e gli occhi lucidi degli sposi. Come fosse una cosa strana. Come se i gay fossero dei bruti incapaci di sentimenti e non i giornalisti - la gran parte dei giornalisti - dei coglioni pieni di pregiudizi che si stupiscono della naturalezza delle cose.
A me ha colpito invece un'altra cosa della cerimonia di Montpellier, il primo matrimonio seguito all'approvazione della legge da parte del Parlamento francese: mi hanno colpita le parole del sindaco.
Non so se in Francia sia formula di rito o se si sia trattato di una scelta legata al momento - certamente storico -, però è stato bello sentirlo. Non solo sentire un sindaco (socialista) richiamare il "Trattato sulla tolleranza" di Voltaire, ma proprio le ultime parole di madame le maire: non ovviamente, un presunto ministro di qualcosa che si arroga il diritto di parlare a nome di una presunta entità superiore e nemmeno il freddo (ma certamente preferibile a stregonerie ultratiberine) "in nome della legge" che si sente da noi nei matrimoni civili. Assolutamente no: ai due sposi la sindaca ha detto di essere "onorata" di dichiararli uniti in matrimonio. Una sola parola, che in questa vicenda ha la carica dirompente di una rivoluzione.
Una sola parola che - non potendo sentirmi onorata di far parte di un'Italia che fa concordati e trattative con tutti tranne che con i suoi cittadini - almeno mi fa sentire onorata di essere europea.
lunedì 27 maggio 2013
Cattivi esempi
Stamattina ho sentito un signore alla radio (di quelli con molti distinguo, tipo "io ho molti amici gay, ma...") dire di essere favorevole alle unioni omosessuali, ma contrario alle adozioni. La motivazione, più o meno, era che poi i bambini crescono con quegli esempi.
Ora, a parte che non mi risulta che i gay impieghino la gran parte del loro tempo (escluse le percentuali "fisiologiche") ad accoltellarsi fra di loro mentre la pratica è vieppiù diffusa e a senso unico fra le cosiddette coppie "normali" - dove il repertorio delle violenze dei maschi "normali" nei confronti delle loro donne è vastissimo, a partire dal tradimento e a finire al femminicidio -, e a parte che ho la sensazione che il signore in questione abbia degli omosessuali una visione caricaturale tutta piume di struzzo e lustrini (oppure che pensi che lo facciano davanti a tutti e non, come gli altri genitori, in camera da letto e badando di non farsi sentire dai bambini), prendendo per buono il concetto di evitare cattivi esempi ai bambini, forse sarebbe il caso di stabilire alcune priorità.
E dunque, per evitare cattivi esempi, proporrei non solo il divieto di adozione ma anzi una campagna di sterilizzazione di massa, nell'ordine - dal primo all'ultimo -, per: mafiosi e femminicidi (ex aequo), maschi che maltrattano le loro donne, trafficanti di armi e droga, politici corrotti e corruttori, guerrafondai, evasori fiscali, schiavisti, razzisti....
Va bene così adesso? No, forse no: quel signore, autodefinitosi cattolico, non si sognerebbe mai di impedire a un mafioso bastardo o a un marito violento di avere figli, naturali o adottivi, perché non crescano con il suo cattivo esempio.
domenica 26 maggio 2013
Cinque anni contro Catania
Ebbene, sì, lo ammetto: a volte provo un irrefrenabile impulso al teppismo. E, se non fosse che non ho l'abitudine di girare con un pennarello di quelli a punta grossa nella borsa, probabilmente rischierei di essere conseguente. Il fatto è che alcuni, come dire, ti ci tirano per i capelli.
Prendete il manifesto elettorale di Attila. A un certo punto c'è scritto: "Cinque anni per Catania". Ma il punto è che fra "cinque anni per" e "Catania" c'è un grande spazio invitante, tipo "continua tu" o "completa a piacere". E allora la fantasia si sbizzarrisce: fra il per e Catania, per esempio, "distruggere definitivamente" ci entrerebbe a meraviglia. Oppure "riempire di merda fisica e metaforica". O meglio: "mettere il massimo impegno per trascinare nel baratro". E ancora: "ricoprire integralmente di cemento". E così via: opzioni sconfinate.
Ma stia tranquillo il candidato a completare la devastazione di Catania: oltre a non avere il pennarellone in borsa, non ho più l'età per fare certe cose.
E comunque, a parte gli Unni che voteranno per il loro duce, sappia il candidato Attila che i catanesi conoscono bene i suoi "meriti": e si sganasciano dalle risate leggendo i suoi manifesti. Anzi, qualcuno ha sintetizzato perfettamente, senza aver nemmeno bisogno di arrovellarsi il cervello: ha riquadrato il "per", come si fa negli atti notarili per correggere un errore, e al suo posto ci ha messo un "contro".
martedì 21 maggio 2013
Il buio (politico) a Catania
Sabato sera, una via del centro di Catania, un palazzo abitato da studenti universitari. I ladri aspettano che l'ultima saracinesca si abbassi e poi, col favore delle tenebre, si arrampicano al primo piano per rubare televisori e computer.
Col favore delle tenebre, perché da qualche tempo il Comune indebitato con l'Enel e con il resto del mondo ha ricominciato a spegnere le luci, non solo in quella strada ovviamente. Ed è probabile che presto al buio politico, morale e amministrativo, si aggiunga quello totale delle vie e delle piazze facendoci ripiombare in quell'atmosfera di terrore e di coprifuoco già vissuta altre volte da Catania durante l'amministrazione del sindaco fascista che non ha risanato ma se lo dici ringhia.
In quella strada del centro di Catania, metafora di tutta la città, oltre al palazzo degli studenti c'è anche un bell'albergo molto frequentato dai turisti. Che, col favore delle tenebre, vengono regolarmente scippati appena escono.
Ma fuorisede e turisti non votano a Catania; ladri e scippatori invece sì.
domenica 19 maggio 2013
Monte dei pegni elettorale
C'è un che di drammatico e rattristante, la sensazione di vedere un essere umano in ceppi, in quel sentirsi dire "sono impegnato", mentre distribuisci un volantino elettorale. Un voto dato in pegno, in cambio di qualcosa. E non è lo stesso quando dici "sono impegnato" riferendoti alla tua situazione sentimentale.
E' curioso come la stessa parola possa cambiare radicalmente significato e persino modo di pronunciarla a seconda del contesto. Un cuore impegnato ti fa sorridere; un intellettuale impegnato - uno che non passa la vita dedicandosi all'onanismo culturale, ma il proprio sapere lo mette a disposizione della polis - ti riempie di orgoglio e di ammirazione.
Il voto impegnato lo confessi abbassando lo sguardo per la vergogna, nel momento di andarlo a consegnare - come le cose più preziose - al Monte dei Pegni, ultima chance disperata (disperata, perché tanto lo sai che non lo rivedrai mai più) prima del suicidio.
E in questo essere "impegnato" non c'è amore: c'è segregazione e costrizione.
martedì 7 maggio 2013
E' il progresso, bellezza!
In principio fu la calcolatrice. Grazie alla quale oggi il nostro cervello da solo non riesce a fare un calcolo aritmetico che vada oltre il 2+2. Poi ci si è messa la rubrica del telefonino a minarne l'elasticità: non siamo capaci di ricordare a memoria più di una decina di numeri. Ora c'è pure quella diavoleria che ti consente di rivolgerti al telefonino e dargli un ordine: gli dici di chiamare qualcuno e lui lo fa preservandoti dal consumo del polpastrello.
E ti pareva che era finita? No. Leggo su un giornale on-line che una nota ditta di preservativi ha inventato dei marchingegni da infilarsi nelle mutande per favorire la stimolazione dei sensi di innamorati (o inscopati?) lontani.
In pratica, se non ho capito male, quando i due sono separati da migliaia di chilometri possono titillarsi vicendevolmente grazie a delle specie di elettrodi tipo quelli dell'elettroencefalogramma piazzati all'interno degli slip o del reggiseno. Funziona così: ci si vede via telefono e, grazie a un'applicazione, toccando nei punti giusti (dello schermo, of course), si inviano delle "vibrazioni" nei punti giusti (delle persone, of course, che cominciano ad agitarsi come se avessero le pulci e a lanciare gridolini come se una piuma le solleticasse). Con buona pace della straordinaria carica erotica delle modulazioni della voce: anche questa archiviata.
Non è chiaro se questo funzioni anche nel caso di sospetto tradimento. Che so, magari gli chiedi di indossare quelle particolari mutande e nel momento in cui accade il fattaccio invii la vibrazione ma con un voltaggio da sedia elettrica e glielo incenerisci. E così abbiamo mandato in soffitta pure il metodo Bobbit. E' il progresso, bellezza.
lunedì 6 maggio 2013
Una mano di vernice
Cioè, come se un medico dicesse a un malato di tumore allo stomaco di farsi quattro whiskey al giorno.
Ebbene oggi il medico - che poi sarebbe avvocato e sarebbe anche il sindaco di Catania - lo ha fatto: invece di fare sistemare il manto stradale che pare sia talmente dissestato da far procedere le auto a salti come i canguri e invece di mandarci in forze i vigili urbani che sembra siano totalmente assenti da quell'arteria dove gli incidenti anche mortali non si contano più, ha fatto realizzare nell'asse attrezzato (e inaugurato questa mattina in pompa magna elettorale) un murale di 35 metri che dovrebbe sensibilizzare al rispetto delle regole stradali.
A parte il rischio che arrivi a velocità e vai a sbattere per guardare l'opera d'arte e solo dopo, quando l'whiskey ha già scatenato l'incendio nel tuo stomaco, ti accorgi che ti diceva di non correre, la sensazione è che il sindaco aspirante sindaco si sia profuso ancora una volta in una delle attività che gli riescono meglio: coprire i problemi con una mano di vernice.
sabato 4 maggio 2013
Trovalavoro
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