Io mi figlio l'ho mandato alla scuola privata, sia
all'asilo che alle elementari. Perché a quel tempo gli asili nidi
scarseggiavano e in ogni caso non ne avrei avuto diritto perché non lavoravo
(che poi, è la storia del gatto che si morde la coda: se non lavori non puoi
mandare il bimbo all'asilo, ma se non mandi il bimbo all'asilo la possibilità
di cercarti un lavoro non ce l'hai); perché di tempo pieno neanche se ne
parlava; perché a tre anni nella scuola pubblica pretendevano di fargli
recitare le preghiere e se - meravigliosamente anarchico com'era già allora -
si rifiutava, la maestra gliele suonava; perché se sceglievi di non fargli fare
religione, sempre nella scuola pubblica, ti chiamavano per dirti che c'era
"un'irregolarità nell'iscrizione".
Scuola laica e
all'avanguardia, sia all'asilo che alle elementari, quella dove l'ho mandato:
dove insegnavano ai bambini ad essere solidali, ad aiutarsi fra di loro, a non
fare discriminazioni fra maschi e femmine né di condizione sociale, dove i
maschietti facevano danza senza che nessuno si preoccupasse dei
"rischi" per la loro virilità, dove gli insegnanti facevano lavoro di
squadra senza invidie o rancorose competizioni e infondevano nei bambini lo
spirito di gruppo.
Costretta a
mandarlo in una scuola privata laica per essermi imbattuta in scuole pubbliche
confessionali. Perché lo so da me che la scuola pubblica è meglio in linea
generale e in linea generale quella privata è peggio. Nella mia famiglia
abbiamo frequentato tutti le scuole pubbliche - qualcuno ci ha insegnato,
qualcun altro le ha pure dirette -, e non la cambierei per niente al mondo. Per
tutte quelle cose che sono scritte nella Costituzione italiana.
Poi arriva un
cretinetti che si crede dio, butta la Costituzione nel cesso e trasforma in
letame la scuola pubblica: preside onnipotente e caporale che sceglie chi deve
insegnare e chi no, insegnanti che si fanno le scarpe fra di loro (bell'esempio
per i ragazzi), favoritismi, clientelismo, delazione, un bel segno in verticale
sulla lavagna per distinguere fra buoni e cattivi. Cioè quello che una volta
faceva l'alunno più lecchino designato dal prof a fare da capoclasse
(disprezzato dai suoi compagni e dallo stesso insegnante che gli affibbiava il
lavoro sporco), ora lo faranno gli insegnanti: la riscossa dei leccaculo.
E già
m'immagino (fatte salve le poche scuole in cui i presidi sono persone per bene
a prescindere) capi d'istituto che martirizzano le insegnanti con le loro
avances, file di clientes maschi o aspiranti Razzi che si prostituiscono assumendo la posizione
dello zerbino (dovrebbero aggiornare il Kamasutra), maschi e femmine che si
accusano a vicenda per accattivarsi le simpatie del duce, regali costosi per
"l'allenatore" a pasqua e natale, la scuola trasformata in un défilé
di moda permanente con le professoresse in tacco 12 e abiti scollati come in
Parlamento per assecondare le voglie del drago di turno, professori in versione
gigolò che daranno sfoggio del loro irresistibile (?) fascino per accaparrarsi
i favori della preside. Roba che Dante (a cui probabilmente capiterà in sorte
di non essere più studiato) dovrebbe disfare la sua Commedia e rifarla
arricchendo l'Inferno di un girone in più: quello della buona scuola. Dove gli
studenti impareranno che non bisogna essere solidali con i compagni, che per
andare avanti devi metterti sotto le scarpe i tuoi simili, che essere furbi è
meglio che essere intelligenti e preparati.
E questa
sarebbe la buona scuola? Figuriamoci se l'avessero chiamata la scuola di merda.
Una scuola a immagine e somiglianza di quel Premier che dice "Stai sereno!" e già gli manda il camion dei traslochi ... che dire? Abbiamo visto tutto? Temo ancora di no, temo che adesso si apriranno le strade tortuose degli ammonimenti clientelari e arriveranno i sospirati licenziamenti nel pubblico impiego, solo che a casa andranno chi ha dignità e il pattume insegnerà!
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