Mi batterò perché il gestore del cinema paghi uno
stipendio alla signora Chiosa: Tilla Chiosa.
La signora Postilla
Chiosa, Tilla per gli amici, è una donna âgée che
va al cinema sempre nello stesso cinema, lo stesso giorno della settimana, alla
stessa ora, e si siede allo stesso posto. Arriva conversando con le amiche, si
siede senza smettere di conversare, conversa durante i trailer e continua per
il primo quarto d'ora del film. Poi attiva il servizio di audiodescrizione per
non vedenti.
Che si esplica
in due modi, a seconda del film. La prima modalità all'inizio è un po' diesel,
ma poi va come un treno. Per capirci, non uno di quelli che circolano in
Italia: diciamo un TGV. Il servizio riguarda le pellicole in lingua straniera
sottotitolate in italiano. La signora Tilla infatti si accorge che il film è
con i sottotitoli dopo circa una ventina di minuti dall'inizio, avendo per un
attimo distolto l'attenzione dalla conversazione con le amiche e scoprendo
chissà come di essere al cinema. Ma, tolti i venti minuti di black-out totale,
poi non perde un colpo. La signora annuncia urbi et orbi che il film non è in
italiano e parte con la lettura a voce alta dei sottotitoli. In differita,
però: cioè, tu stai già cercando di leggere da te la battuta successiva quando
ti arriva il parlato di quella precedente. Alla fine, se non sei un non
vedente, rischi la neuro, ma almeno la categoria disagiata ne ha un gran
vantaggio e quindi va bene così.
La seconda
modalità è quella che definirei del racconto commentativo de noantri: sempre
convinta di stare nel salotto di casa sua con le amiche davanti a una tazza di
tè e di parlare della vita di un/una conoscente comune, la nostra Tilla si
profonde in congetture e finali. Metti ieri per esempio: coppia in crisi dopo
una tragedia immensa, "pausa di riflessione", lui disperato ma
talmente disperato da essersi fatto (sembra che sia l'antidoto al cuore
infranto usato dalla maggior parte dei maschi) una scopata con un'altra,
macchina bloccata dalla pioggia, silenzio, imbarazzo, bacio, primo bottone di
camicetta che salta via: "Senti", dice lui; "No, no", dice a
bassa voce la signora Chiosa; "Ti devo...", dice lui; "No,
speriamo che non glielo dice", mormora con un tono di voce appena un po'
più alto e supplicante la signora Chiosa; "...dire una cosa", dice
lui; "No, no: non glielo dire", si fa imperativa la signora Chiosa.
Alla fine lui confessa e fra sala e platea esplode in un urlo - al posto
dell'orgasmo che ormai è bello che andato - il disappunto totale della signora
Chiosa: "Noooo, non glielo dovevi dire!"
Ecco,
stendendo un velo pietoso sull'istigazione alla menzogna, direi che lo
stipendio la signora Chiosa se lo merita tutto, per il pathos che mette nello
svolgere il suo compito. Direi, anzi, che il gestore dovrebbe assumerla. E
subito dopo metterla in cassa integrazione: così prende lo stipendio ma se ne
sta a casa. O forse sono io che dovrei smetterla di essere così abitudinaria
come una signora âgée e cambiare se non cinema
almeno giorno, ora e fila.