mercoledì 18 novembre 2015

Sotto un treno

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Vorrei richiamare la vostra attenzione su un caso umano ingiustamente oscurato dai media per la concomitanza con il massacro di Parigi: è quello di un uomo che a 57 anni ha perduto il lavoro e che oggi dice di sé di essere "troppo giovane per andare in pensione", di sentirsi "sotto un treno" e che adesso deve soltanto preoccuparsi "di come tirare avanti". Qualche suo amico giura che "si ritroverà sul lastrico".
Da coetanea (e pure collega) che conosce bene, sia per esperienza diretta che per testimonianza di ultracinquantenni, ma anche di trentenni e quarantenni nelle stesse condizioni, vorrei rincuorarlo un po', perché lui dice di saper fare solo il mestiere che ha sempre fatto ed è scoraggiato.
Quindi gli farò un po' il quadro della situazione in cui si trova un o una professionista che perde il lavoro. Ma non voglio creargli illusioni e quindi gli dirò francamente che intanto chi viene licenziato deve rinunciare a trovare un lavoro come quello che faceva e che gli piaceva; quindi comincerà a cercare qualcosa che somigli al lavoro che faceva, poi si proporrà come segretario o vicesegretario o centralinista (ovviamente in nero) in uno studio professionale, andando avanti nel tempo si farà avanti come autista, baby-sitter, gattaro e scenderà sempre di più i gradini della scala sociale; avendo a disposizione molti giornali, potrà addirittura farsi un cappello di carta e improvvisarsi imbianchino. Di buono, rispetto a una donna, c'è che forse non rischierà che un potenziale datore di lavoro lo faccia girare per controllare che abbia il culo abbastanza sodo per eventuale palpeggiamento o gli chieda quant'è lungo il suo pisello. Comunque nient'altro che lavoretti qua e là, poche ore, niente contributi; c'è chi alla fine ha risolto suicidandosi.
Il punto però è che, rispetto a tutti gli altri anonimi trentenni, quarantenni, cinquantenni e ultracinquantenni licenziati, questo signore si chiama Augusto Minzolini, ex direttore del Tg1 fedelissimo di culoflaccido al punto da essere soprannominato "Minzolingua", poi senatore di Forza Italia, condannato perché avrebbe usato la carta di credito della Rai per le sue spesucce personali (appena sessantacinquemila euro), e a causa di questa condanna espulso dal Senato in base alla legge Severino.
Vede senatore, ci sono due cose che ci distinguono e che mi rendono orgogliosa di essere diversa - io e molti colleghi di "cinquantennitudine" troppo vecchi per lavorare troppo giovani per andare in pensione - da lei: io non ho rubato nell'azienda in cui lavoravo e non so leccare il culo. Quindi in questa Italia alla rovescia io e i miei colleghi di "cinquantennitudine" non lo troveremo più un lavoro, lei invece sì e ben remunerato. Perciò almeno la smetta di fare la vittima offendendo chi davvero non ha prospettive.
Ah, e comunque se volesse suicidarsi, sappia che non la rimpiangeremo.


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