Vorrei richiamare la vostra attenzione su un caso
umano ingiustamente oscurato dai media per la concomitanza con il massacro di
Parigi: è quello di un uomo che a 57 anni ha perduto il lavoro e che oggi dice
di sé di essere "troppo giovane per andare in pensione", di sentirsi
"sotto un treno" e che adesso deve soltanto preoccuparsi "di
come tirare avanti". Qualche suo amico giura che "si ritroverà sul
lastrico".
Da coetanea (e
pure collega) che conosce bene, sia per esperienza diretta che per
testimonianza di ultracinquantenni, ma anche di trentenni e quarantenni nelle
stesse condizioni, vorrei rincuorarlo un po', perché lui dice di saper fare
solo il mestiere che ha sempre fatto ed è scoraggiato.
Quindi gli
farò un po' il quadro della situazione in cui si trova un o una professionista
che perde il lavoro. Ma non voglio creargli illusioni e quindi gli dirò
francamente che intanto chi viene licenziato deve rinunciare a trovare un
lavoro come quello che faceva e che gli piaceva; quindi comincerà a cercare
qualcosa che somigli al lavoro che faceva, poi si proporrà come segretario o
vicesegretario o centralinista (ovviamente in nero) in uno studio
professionale, andando avanti nel tempo si farà avanti come autista,
baby-sitter, gattaro e scenderà sempre di più i gradini della scala sociale;
avendo a disposizione molti giornali, potrà addirittura farsi un cappello di
carta e improvvisarsi imbianchino. Di buono, rispetto a una donna, c'è che
forse non rischierà che un potenziale datore di lavoro lo faccia girare per
controllare che abbia il culo abbastanza sodo per eventuale palpeggiamento o gli chieda quant'è lungo il suo
pisello. Comunque nient'altro che lavoretti qua e là, poche ore, niente
contributi; c'è chi alla fine ha risolto suicidandosi.
Il punto però
è che, rispetto a tutti gli altri anonimi trentenni, quarantenni, cinquantenni
e ultracinquantenni licenziati, questo signore si chiama Augusto Minzolini, ex
direttore del Tg1 fedelissimo di culoflaccido al punto da essere soprannominato "Minzolingua",
poi senatore di Forza Italia, condannato perché avrebbe usato la carta di
credito della Rai per le sue spesucce personali (appena sessantacinquemila
euro), e a causa di questa condanna espulso dal Senato in base alla legge
Severino.
Vede senatore,
ci sono due cose che ci distinguono e che mi rendono orgogliosa di essere
diversa - io e molti colleghi di "cinquantennitudine" troppo vecchi
per lavorare troppo giovani per andare in pensione - da lei: io non ho rubato nell'azienda
in cui lavoravo e non so leccare il culo. Quindi in questa Italia alla rovescia
io e i miei colleghi di "cinquantennitudine" non lo troveremo più un
lavoro, lei invece sì e ben remunerato. Perciò almeno la smetta di fare la
vittima offendendo chi davvero non ha prospettive.
Ah, e comunque
se volesse suicidarsi, sappia che non la rimpiangeremo.
grandissima,
RispondiEliminagrazie.
Bellissimo,
RispondiEliminagrazie
Grazie. :)
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