Il soffitto della mia camera da
letto è pieno di crepe. Nelle altre stanze non lo so. Nelle altre stanze,
quando le dita galoppano sulla tastiera del computer e i pensieri rincorrono le
parole, quando leggi un libro appallottolata dentro una poltrona che ti
contiene tutta, quando mangi, prepari l'insalata o guardi la tv, non ti capita
mai di sollevare lo sguardo. La camera da letto è l'unica dove stai con il naso
all'insù. Stai leggendo, un pensiero aggancia una parola, un filo di fumo lo
guida verso l'alto e ti ritrovi a scrutare dentro una di quelle carte
geografiche dove sono segnati solo i fiumi, corti, lunghi, sottili, larghi, tortuosi,
sempre più lunghi, sempre più larghi: ogni volta scopri che ce n'è una in più e
che quelle che già c'erano te le ricordavi più piccole, che si stanno espandendo
in maniera inquietante. Prima o poi - pensi - crollerà tutto all'improvviso.
Spegni la luce per non vedere; domani te ne sarai già dimenticata; intanto però
il cervello continua a seguire il filo, non più di fumo ma di ragionamento. Ed
è quello che ti frega: il ragionamento. Il ragionamento che va a briglia
sciolta e non vuol sentire ragioni e te lo dice chiaro, sparato come uno
schiaffo, che le crepe sul soffitto sono le ferite del cuore: ogni lutto, ogni
amore perduto, ogni distacco, ogni delusione politica. Adesso dormi, domani non
ci penserai più; domani continuerai a picchiare sulla tastiera del computer
come se fosse quella della Lettera32, per sentire forte il rumore dei tasti, a
leggere per stordirti di parole, a guardare la tv per coprire i pensieri con il
frastuono del vuoto di idee e dell'opportunismo. Sarà per un'altra sera, quando
un filo di fumo ti indicherà nuove crepe aperte; quando penserai che forse è
arrivato il momento di chiamare qualcuno. Il problema è che non sai se devi
chiamare un medico dei cuori o un medico delle case.
mercoledì 27 aprile 2016
martedì 19 aprile 2016
Tradimento di bambinitudine
Io
non ci capisco molto, lo ammetto - variazione congiunturale del pil,
inflazione, deflazione -, però su alcune cose, anche se ce le dicono in
burocratese, ci arrivo.
Per
esempio, se ci dicono, come ci ha detto oggi l'Inps, che "Il flusso di
trasformazioni a tempo indeterminato è in forte contrazione (-50%)" e che
i flussi di rapporti di lavoro nei primi due mesi del 2016 "risentono
dell'effetto anticipo legato al fatto che dicembre 2015 era l'ultimo mese per
usufruire dell'esonero contributivo triennale", mi è assolutamente chiaro
per quanto ci vorrebbe un google translate dall'aramaico: significa che Renzi
sulla storia dei nuovi posti di lavoro ci ha presi per il culo e che, come
previsto, i padroni hanno trasformato i contratti a tempo determinato in
contratti a tempo indeterminato soltanto finché potevano scaricare dalle tasse
i "nuovi" lavoratori (che poi scaricheranno senza alcuna
giustificazione grazie all'abolizione dell'articolo 18).
E
già questo diciamo molto eufemisticamente che mi disturba. Se poi ci dicono che
oltre un milione e trecentomila minori sono in condizioni di "grave
deprivazione", senza eufemismi: mi girano. Per farvi un'idea: prendete
Milano, svuotatela di tutti i suoi abitanti - poveri, semipoveri, benestanti,
ricchi e ricchissimi - e riempitela di un milione e trecentomila bambini
poverissimi. Sono andata a leggermi in un sito di statistiche gli indicatori
dello stato di "grave deprivazione" di una famiglia e devono essere
almeno quattro di questi nove:
1. non poter
riscaldare adeguatamente l’abitazione;
2. non poter
sostenere una spesa imprevista (il cui importo, in un dato anno, è pari a 1/12
del valore della soglia di povertà rilevata nei due anni precedenti);
3. non
potersi permettere un pasto proteico (carne, pesce o equivalente vegetariano)
almeno una volta ogni due giorni;
4. non
potersi permettere una settimana di ferie all’anno lontano da casa;
5. non
potersi permettere un televisore a colori;
6. non
potersi permettere una lavatrice;
7. non
potersi permettere un’automobile;
8. non
potersi permettere un telefono;
9. essere in
arretrato nel pagamento di bollette, affitto, mutuo o altro tipo di prestito.
Ora,
anche a voler considerare beni superflui l'automobile e il telefono e
addirittura nocivo il televisore a colori, e dunque ad escluderli dalla lista,
resta pur sempre una Milano di bambini denutriti, morti di freddo, verosimilmente
al buio e sfrattati, realisticamente malati, i cui genitori non possono nemmeno
accompagnarli in ospedale perché non hanno l'auto o chiamare un'ambulanza
perché non hanno il telefono. In quel freddo elenco le altre cose - quelle che
rendono la vita degna di essere vissuta - non ci sono, ma questo vuol dire comunque
che in Italia, nella sedicente civilissima Italia, nello sborone paese
occidentale "ad economia avanzata", ci sono bambini che non hanno
libri e non hanno giocattoli, che non vanno al cinema a vedere i cartoni e
nemmeno al mare a prendere un po' d'aria buona. E già questo dovrebbe bastare a
un presidente del consiglio (a uno che abbia un minimo di dignità) per
lanciarsi da solo dalla rupe Tarpea con l'accusa di tradimento della
bambinitudine. Il peggiore nella scala dei tradimenti.
giovedì 7 aprile 2016
Vespaio
Zerbino o non zerbino? Non l'ho
visto, non vedo mai Porta a porta. Quindi non ho visto l'intervista al figlio
di Totò Riina. Il tono di voce pretesco di Bruno Vespa, strisciante e scivoloso
da serpe velenosa, mi dà la nausea fin dalla prima sillaba (pensate: mi danno
sui nervi persino gli imitatori che ne rifanno il verso) ma sento dire che gli
ha fatto alcune domande, dunque che per una volta avrebbe fatto il giornalista.
Anche se ne dubito.
Appurato questo (e per niente
sciolto il dubbio), si pone la seconda questione: scoop o non scoop? Domanda
obbligata, dal momento che alcuni di quelli (giornalisti compresi) che lo
difendono dicendo che ha fatto il suo mestiere perché i giornalisti devono
intervistare anche i mostri e fanno gli esempi delle interviste di Biagi o
Santoro, aggiungono - come nota di merito - che Vespa ha fatto lo scoop.
Scusate, ma dov'è lo scoop? Scoop
sarebbe stato se il figlio del porco mafioso avesse detto che rinnegava suo
padre e Vespa fosse stato il primo e l'unico a scoprirlo; se avesse rivelato i
dettagli di un delitto finora sconosciuto al quale lui stesso aveva partecipato
e Vespa fosse stato il primo e l'unico a scoprirlo; se avesse svelato di non
essere figlio di Totò Riina e quindi che suo padre era cornuto - grande
vergogna per un "masculu" siculo e pure mafioso - e Vespa fosse stato
il primo e l'unico a scoprirlo; se avesse fatto coming out raccontando di convivere
da anni con il suo compagno (onta da lavare con il sangue per quelle famiglie
merdose che parlano di onore e rispetto: guarda caso gli stessi termini che usa
la chiesa cattolica, da sempre - salvo rarissimi casi - alleata e complice
della mafia) e Vespa fosse stato il primo e l'unico a scoprirlo. Eccetera.
Ci hanno spiegato che scoop è la
pubblicazione di una notizia importante che nessun altro ha. Qui la notizia è
che oggi esce il libro di Salvo Riina e che ieri Bruno Vespa glielo ha
presentato. Per sollevare un vespaio che facesse schizzare le vendite fin dal
primo giorno. Dunque, più che di scoop parlerei di marchettone, di pubblicità.
Che, nella sua stessa essenza, implica l'essere pagato. Da chi? A chi? Alla
Rai? A Vespa direttamente? Probabilmente resterà fra i misteri d'Italia, come
la strage di piazza Fontana e quella di piazza della Loggia.
Così come sembra un mistero il
motivo per cui una casa editrice della provincia di Treviso, che non a caso si
chiama ANordEst, fra i tanti autori del profondo sudovest ha scelto proprio il
signor Giuseppe Salvatore Riina, condannato a otto anni e dieci mesi di
reclusione (pena già scontata) per associazione mafiosa, figlio adorante della
montagna di merda vivente che porta il nome di Totò Riina ed egli stesso
montagna di merda. Ecco, probabilmente se si fosse chiamato Peppino Impastato,
se avesse rinnegato il proprio padre mafioso, se avesse detto (e fatto) che la
mafia è una montagna di merda nessuno avrebbe pubblicato un suo libro. Ecco, la
notizia è questa: che la ragione per cui un editore pubblica il libro di un
mafioso è che guadagnerà un sacco di soldi. Ma è una non notizia, come il cane
che morde l'uomo. Come è una non notizia che Vespa faccia qualcosa senza avere
un lucroso secondo fine.
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