domenica 1 agosto 2021

Libero?

Sono due settimane che ci penso (che ti penso). Tutti i giorni. Un po’ ce l’ho con te, perché mi sono sentita tradita. Tu per me incarnavi Giancarlo Siani, quello che sfidava la camorra. E uno che sfida la camorra muore ammazzato dalla camorra, non da una dose di eroina pagata alla camorra o a qualunque altra organizzazione mafiosa. Non me lo spiego, non mi do pace, non trovo una ragione. Secondo i canoni della nostra cosiddetta civiltà, non ti mancava niente: facevi un lavoro bellissimo, eri uno dei più bravi, non avevi (immagino) problemi economici, avevi persino degli ideali – privilegio raro ormai –, avevi una compagna e due cuccioli cucciolissimi, che vuol dire aggiungere vita alla vita. Due cuccioli cucciolissimi sono un’ipoteca: non te ne puoi andare fin quando il mutuo non sarà estinto. Dura almeno una quarantina d’anni, fidati. E avevi anche tu uno sguardo da cucciolo, che mi faceva guardare a te con tenerezza. Quella tenerezza con cui si guarda una figlia o un figlio, anche quando sono diventati grandi. Hai (avevi?) quasi la stessa età di mia nipote e pochi anni in più di mio figlio ed è forse per questo che non mi do pace, perché questo ci interroga come genitori: quanto stanno male le nostre figlie e i nostri figli grandi con sguardi bambini senza che ce ne accorgiamo? Quanto stavi male, compagno Libero, soggiogato dalle tue paure?