Alle 7 interviene il gatto. E' un po' che ti osserva
in silenzio nel buio. Mette la sua zampetta a cucchiaio e la usa per sollevarti
il mento: "Ehi, com'è che non ti sei ancora alzata stamattina?"
- E che mi alzo a fare?
Alla fine sono
costretta: lui non molla finché non mi decido. Caffè, colazione, notiziario,
accendi il computer... e poi? E poi cominci ad aggirarti per la casa senza
voglia di vestirti. E per fare cosa? Alla fine ti costringi; passi davanti allo
specchio: "Dovrei truccarmi un po'". E perché? Per conversare con il
gatto? A lui non importa che faccia hai, ti ascolta comunque. Per avere la
sensazione di dover uscire perché lì fuori c'è un mondo e tanti impegni che ti
aspettano? Ma non ci prendiamo per il culo!
Ci sono giorni
che proprio non ce la fai: la tua casa diventa un carcere, guardi le pareti
dentro le quali sei rinchiusa e vorresti prenderle a picconate, metterti a
urlare, uscire e fare a botte con qualcuno.
Non è cambiato
niente nella tua vita, non un passo avanti né uno indietro, e già questo
sarebbe sufficiente a dare di matto, ma sono i giorni in cui un altro va ad
allungare la schiera, licenziato, derubato, deriso: ti diamo un calcio in culo
e ti dimezziamo la liquidazione, così non potrai nemmeno investire su te
stesso, dovrai usarla per sopravvivere e quando finirà sarai nella merda peggio
di prima e comincerai a solcare le strade per dare un senso alle tue giornate.
Ti condanniamo a morte, ma lo facciamo con una stretta di mano e un "ci
dispiace". Bastardi. No, oggi nella mia vita non un passo avanti né uno
indietro, solo un precipitare a testa in giù perché quello che da oggi in poi
capiterà all'ultimo della schiera a te è già capitato e ad ogni nuovo arrivato
nel club il coltello sprofonda nella piaga.
Poi c'è uno
stronzo - complice e artefice di queste stragi quotidiane - che ci viene a
raccontare la minchiata dei conti in ordine, della stabilità, dell'uscita dalla
crisi. E ti viene voglia di menare le mani.
Domani forse non
ci sarà bisogno del gatto per costringermi ad alzarmi: alle sette sarò insensatamente
lavata, vestita e truccata come se dovessi andare a lavorare; domani forse il
pessimismo della ragione cederà il passo all'ottimismo della follia, ma per
oggi non me la sento di dirvi che tutto si aggiusta.