Oggi ho avuto uno scontro verbale molto sgradevole
con un mio collega. Sgradevole anche perché da un intellettuale, per quanto non
progressista, non ti aspetteresti che non abbia assimilato e fatto proprie
alcune tematiche.
Ha cominciato
con il più cretino dei luoghi comuni maschilisti - "donna al volante..."
- e sono stata al gioco, e ha continuato cercando di sostenere che stavo per
mettere sotto (con la bicicletta!) uno con lo scooter che mi stava superando a
destra. Non avevo ancora capito dove volesse andare a parare e ho continuato a
scherzare. Quindi si è disvelato: ma dove sarebbero tutti questi uomini che ti
fischiano per strada? Voleva farmi pagare l'aver denunciato, qualche giorno fa
durante un congresso, come la mentalità dei maschi nella mia città (e forse
anche nelle altre) sia rimasta ai tempi di Brancati e come sia ancora difficile
per le donne persino andare al supermercato a fare la spesa senza incontrare il
cretino di turno che fa apprezzamenti pesanti.
Ho provato a
portare la discussione su un piano un po' più serio, facendogli l'esempio del
posto - per me soltanto una panchina di fronte al mare e letteralmente alla
luce del sole - dove vado a leggere un libro tutte le volte che posso e che,
evidentemente, per un certo tipo di maschi, è luogo deputato all'attracco.
Risposta: e tu perché vai proprio lì? Insomma, me la vado a cercare. Come, per
certi uomini, se la va a cercare una ragazza violentata perché "indossava
una minigonna". Gli ho fatto un elenco di posti en plein air dove una
donna (per quanto corra precipitosamente verso la vecchiaia e non abbia mai
avuto né la postura, né le dimensioni, né "le physique du rôle" della vamp) possa recarsi in santa pace, e
ha cominciato a urlare: "Sei malata, sei malata!" Che, nella mente
malata di un maschilista, vuol dire malata di mente. Una mitomane insomma. Una
mitomane come tutte quelle donne che hanno denunciato violenze e non sono state
credute nemmeno dopo essere state assassinate.
Non contento,
contestando i dati sul numero di donne uccise dai loro uomini, se n'è andato ringhiando:
"Il femminicidio è una minchiata!"
No, non gli
augurerò che accada a una delle sue donne di casa o a una sua amica: non glielo
augurerò perché a pagare sarebbe ancora una volta una donna e non glielo
augurerò perché sono certa che, pur nel dolore per avere perduto una persona
cara, continuerebbe a pensare che in fondo se l'è cercata.
Ma
difficilmente riuscirò a superare la tristezza, lo smarrimento e il senso di fallimento che
questa conversazione mi ha procurato.
terribile..ancor di piu' che questo tristissimo, vergognoso, inaccettabile conversazione sia stata fatta da cio' che comunque chiami..uomo , giusto?? non quei miserabili, incivili trogloditi da cui appunto ti aspetti violenza, sopraffazione o altro, ma da un uomo..cioe' colui che ha tutte le possibilita', che ha avuto attraverso la sua crescita i suoi contatti..insomma la sua maturita' l'opportunita di rimettersi in discussione come uomo, giusto?? no perche' se e' cosi patrizia dobbiamo tremare , tutte e ovunque...dobbiamo tremare davanti agli uomini , alle bestie, agli ignoranti, noi non abbiamo piu' interlocutore maschili con cui crescere, confrontarci. amare, ....questo individuo..se rappresenta l'evoluto, l'intellettuale, il progredito, mi minaccia, mi spaventa..ma cosa ancora piu' devastante mi accusa di essere una DONNA-
RispondiEliminaInfatti, Sabina: è tutto il giorno che mi viene da piangere.
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