Alla famosa giornalista, alla famosa figlia di,
all'ignota adolescente che vorrebbe diventare famosa nell'unico modo che ha
visto in tv da quando è nata, vorrei fare una domanda semplicissima: ma ce
l'avete uno specchio a casa? Non dico un cervello, né un minimo di dignità, ché
sarebbe chiedere troppo, ma uno specchio.
Guardati,
giornalista ex intelligente ed ex bella, con due palline da ping pong al posto
delle guance e un tender al posto delle labbra; guarda il tuo sorriso da Joker
che nasconde la tristezza infinita di non saper invecchiare. Tutto perfetto,
fresca come una rosa, turgida come una mela, ma tu lo sai che non è vero.
Guardati allo specchio, ma abbassa un po' lo sguardo, dietro i tuoi occhi un
tempo luminosi oggi ridotti a feritoie, basta scendere di poco: guardali quei
bargigli che nessuna chirurgia estetica potrà cancellare e nemmeno un miracolo
di qualche presunta divinità.
Delle tre, sei
quella che mi fa più rabbia: ho voglia di prenderti a pugni e cambiarteli io i
connotati, appunto perché una volta eri quella intelligente. Poi il cervello si
è atrofizzato; più si restringeva, più si allargavano le labbra e, immagino,
anche le tette. Il cervello si svuota, le tette si riempiono.
E guardati,
famosa figlia di padre pregiudicato, con quella mascella da scimpanzé e gli
occhi spiritati: questo ti ha insegnato tuo padre, a piacere a quel genere di
maschi ai quali piacciono le femmine con l'aspetto da troia. Questi sono i
"valori" che ti ha trasmesso tuo padre, spogliarsi della vita e
indossare al suo posto un'orribile maschera.
Guardati anche
tu, ragazzina cresciuta a pane e reality, come sei deforme e pateticamente
traballante - deforme e traballante come la tua vita - su quei tuoi tacchi più
lunghi delle gambe. Ma almeno l'hai fatta una convenzione con un ortopedico?
Così, giusto per guardarsi in salute.
Ripeto la
domanda: ma ce l'avete uno specchio a casa? Guardatevi, ma guardatevi con il
cervello, e abbiate pena (e anche un po' schifo) di voi stesse. Poi prendete il
rossetto e, invece di sprecarlo per colorare quelle portaerei che avete al
posto delle labbra, usatelo per scrivere sullo specchio, come memento, le
parole rivolte da Anna magnani al suo truccatore: "Lasciami tutte le rughe,
non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire".
E
aggiungeteci anche queste, che molto più modestamente vi dico io: non devo
fare le cose per piacere ad un uomo, soprattutto per piacere a un uomo che mi
vede come un soprammobile o - per citare Simone de Beauvoir - in funzione di
"rappresentanza", come "la carrozzeria della sua
automobile". Se è un uomo così, non è degno di me.
Però una
cosa - per pari opportunità - la voglio dire anche a quegli uomini
ultracinquantenni che diffondono per l'aere le loro foto in patetiche giovanilistiche
pose da gallo cedrone con muscoli in bella vista: ma come, c'avete scassato la
minchia per secoli con la storiella del fascino dell'uomo maturo (forse per
giustificare il fatto che vi facevate le ragazzine) e ora volete apparire
giovani a tutti i costi? Mi sa che di maturità (forse) avete conosciuto
soltanto quella che fa concludere un ciclo di studi. Ma siete passati
direttamente dall'acerbità al rincoglionimento senile.
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