Premessa serissima per non incorrere nelle solite
accuse di stalinismo, pedofagia, eccetera: io sono assolutamente contraria alla
pena di morte, ovunque la si pratichi, chiunque la pratichi, su chiunque la si
pratichi. Eccettuate, ovviamente, situazioni contingenti molto particolari.
Faccio un esempio: Mussolini. Che a testa in giù ci sta sempre benissimo.
Detto ciò, vi
prego, lasciatemi sognare. Dunque, il titolo del Corriere della Sera oggi era
questo: "Ottanta
esecuzioni in Corea del Nord:
vedevano la tv del Sud". Pensate - mutatis
mutandis e indossate quelle di ferro come si conviene a un Paese governato da
larghintenditori - se il titolo fosse stato: "Ottanta esecuzioni in Italia
del Sud: vedevano la tv del Nord".
Perché, non è
forse questo il problema dell'Italia? Non ottanta, né ottocento od ottomila, ma
otto milioni circa (anche se lui arrotonda a dieci) di telespettatori/elettori,
prevalentemente del Sud, di una vasta gamma che va dal pollo all'aspirante
ricco, che da trent'anni guardano le sue tv.
Provate per un
attimo ad immaginare l'ebbrezza di vederli giustiziati con una sventagliata di
mitra sulla pubblica piazza. O meglio, perché i polli in fondo sono polli e non
hanno colpe se non quella di essere polli: provate ad immaginare l'ebbrezza di
vedere lui giustiziato con una sventagliata di mitra sulla pubblica piazza.
E però, siccome
sono contro la pena di morte a qualunque longitudine e latitudine, siccome più
che giustiziarlo preferirei che fosse fatta giustizia e siccome penso che
sarebbe più efficace, a lui infliggerei un'altra pena molto più penosa:
confiscargli tutte le sue tv e tutti i suoi beni, come del resto si fa (o si
dovrebbe fare) con i mafiosi e gli evasori fiscali.
Purché poi la
Cancellieri - nota per i suoi colpi di genio, sia da ministro dell'Interno che
da ministro della Giustizia - non glieli restituisca con la scusa di venderli
al miglior offerente.
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