Se avessi soldi prenderei un aereo per Parigi in
questo stesso momento. No, mamma, tranquilla, in questo momento non è
pericoloso andare a Parigi: perché è già successo tutto e perché in questo
momento è pericoloso in qualunque posto persino starsene chiusi dentro casa.
Stanotte mi
ronzava sulla testa un aereo militare, hanno un rumore particolare gli aerei
militari, e da queste parti ci abbiamo fatto quasi l'abitudine, noi che siamo
colonia dell'impero e da qui facciamo guerra al mondo intero. Io no, io non ci
ho fatto l'abitudine: io ho paura persino dei film sulla guerra e ho paura ogni
volta che li sento passare quegli uccellacci neri, resto in apnea per tutto il
tempo in cui volteggiano qui su, tendo l'orecchio ad accompagnarli mentre si
allontanano, resto vigile per essere sicura che non ritornino. Vigile e
impotente di fronte a una guerra senza data di inizio e di fine, senza
territori delimitati, come un fiume che scorre sotterraneo e all'improvviso
esplode travolgendo tutto. Non so quando succederà di nuovo e dove succederà.
So solo che
succederà. E ancora una volta ci rimetteremo a pensare al nipote, all'amico di
tuo figlio, al cugino, ai tanti ragazzi che da qui se ne sono andati per
cercare il futuro o anche soltanto per respirare il fascino di quella città; e
penseremo all'ospite di tre giorni di cui non ricordi più nemmeno il nome ma di
cui ti chiedi se si è salvato.
Vorrei andare
a cercarli tutti, mannaggia ai soldi. Se avessi soldi partirei subito per
Parigi e mi metterei a girare per le strade, per abbracciarli tutti uno ad uno
quelli che sono rimasti, e ad ognuno chiedere se conoscono il tizio o la tizia
che ho conosciuto una volta per due o tre giorni qui nella mia città. Chissà
dove sono adesso. Ne sono passati tanti da qui, da questa città dove la gente
vive come se non sapesse che di notte nei suoi cieli si fa la guerra. Loro qui
ci sono venuti per turismo, soprattutto coppie giovani: francesi sciovinisti
che non dicevano una parola di italiano, francesi che credevano di dire qualche
parola in italiano e invece la dicevano in spagnolo, spagnoli che vivevano in
Francia, una ragazza nera e un ragazzo bianco bellissimi, australiani
trapiantati a Parigi. Dove sono adesso?
Vorrei andare
a bussare ad ogni porta, infilarmi in ogni vicolo, citofonare a casaccio. E
abbracciarli, abbracciarli tutti forte quelli che incontro, talmente forte da
non riuscire a respirare: così potrei pensare che a farmi male e a scricchiolare
siano soltanto le mie ossa e non il pensiero che in qualunque posto e in
qualunque luogo può succedere a una persona a cui vuoi bene e tu non ci sei a
tenerle la mano.
quello che succede va sempre oltre ad ogni peggior pensiero, ogni volta dico "questo è il massimo" ma c'è sempre qualcosa di peggio
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