Quando questa storia sarà finita e - come si dice -
accertate le responsabilità, i giudici che dovranno emettere una sentenza di
condanna dovrebbero prevedere delle pene alternative: alternative alle pene
alternative già previste dal codice.
Dunque: la storia è quella della scuola di Sulmona ricostruita dopo
il terremoto in Abruzzo. E' costata un quinto di quanto non sia stata effettivamente
pagata e i lavori di consolidamento delle fondazioni sono stati fatti
risparmiando sui "micropali", insomma quei pali di fondazione che -
se non ho capito male - dovrebbero servire a consolidare una struttura e
sarebbero una soluzione meno ingombrante dei normali pali: ce ne volevano 80,
ne hanno usati appena una cinquantina. Come nella famosa barzelletta sui
socialisti che girava negli anni Novanta sull'autostrada.
Qui il politico coinvolto è del Pdl. Verrebbe da dire "come
sempre", se non fosse che ormai quelli del Pd ci hanno costretti a
convertirci al principio della relatività: come quasi sempre. E soprattutto, se
nella barzelletta l'autostrada non veniva neppure costruita, in questa tragedia
la scuola esiste già e vuol dire centinaia di ragazzi che ogni giorno per
almeno cinque ore al giorno stanno seduti su una sedia a tre gambe.
E allora, quando questa storia sarà finita, non mandateli in carcere
(e quando mai qualcuno di questi c'è rimasto più di qualche settimana); non
metteteli agli arresti domiciliari nelle loro lussuose case costruite
solidamente con i soldi delle mazzette e dove certamente troverebbero il modo di
comunicare e condurre in porto i loro affari lerci; non affidateli ai servizi
sociali: è tempo perso. Condannateli, invece, a trasferire in quella scuola di
Sulmona i loro studi professionali e le loro segreterie politiche e a
frequentarli obbligatoriamente almeno cinque ore al giorno, sei giorni alla
settimana, per nove mesi l'anno, come fanno centinaia di studenti, professori e
dipendenti.
Se non muoiono d'infarto per la strizza, al pensiero del Titanic su
cui ballano, forse capiscono.
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