Il presunto onorevole Francesco Paolo Sisto,
relatore della legge elettorale frutto della profonda sintonia fra il
pregiudicato e lo spregiudicato, sostiene che il nome Italicum non va bene.
Perché a molti è venuto in mente il parallelismo con la strage dell'Italicus e
- sostiene Sisto - questo non va bene perché richiama un momento tragico per la
democrazia. Ah, no? Strano, perché ci era sembrato proprio che stessero
sterminando milioni di elettori.
Come non
bastasse, egocentrico, narciso e autoreferenziale, Sisto rivendica la paternità
di questa puttanata proponendo di darle il suo nome, latinizzato come si
conviene a un merdellum elettorale à la page. Dunque: Sixtus.
E, giusto per
metterci il carico, l'omofobo Sisto - firmatario con i parlamentari del Pdl di
un documento contro il riconoscimento delle unioni gay -, al giornalista che
gli chiedeva perché Sixtus e non Sixtum (per analogia con le precedenti leggi
elettorali), ha risposto, più o meno testuale, fra lo sprezzante e l'ironico: "Perché è neutro e il
neutro non mi piace". Degno esemplare italico di maschio/macho difensore
di maschio puttaniere, frequentatore di mafiosi ed evasore fiscale.
Fosse per lui,
oltre che a tutti quelli ai quali lo hanno appena tolto con questa legge,
probabilmente ai gay leverebbe pure il diritto di voto.
Sisto VI il
macho rivendica di portare il nome di un papa: qualcuno gli racconti la storia
di Sisto IV.
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