C'è arrivato persino qualche leghista a capire che
la cannabis dal punto di vista della pericolosità sociale non è 'sto granché e
che andrebbe legalizzata, ma certi giornalisti no, non ce la fanno proprio a
non fare i moralizzatori da avanspettacolo.
Prendi la
storia del triplice omicidio di Caselle Torinese - moglie, marito e madre di
lei assassinati a coltellate -: il figlio e nipote ventinovenne è in vacanza in
Val d'Aosta, non riesce a mettersi in contatto con i suoi, chiede a un amico di
andare a controllare e quello scopre la strage.
Il primo
servizio del tg che guardo io (e mi chiedo sempre più spesso perché lo faccio)
ci comunica che il figlio è sotto interrogatorio e che, durante una
perquisizione a casa sua, è stata trovata della "droga". Roba che,
detta così, senza specificare né il tipo né la quantità, ti fai subito un film:
era un narcotrafficante, ha fatto uno sgarbo a un clan rivale e quelli gli
hanno massacrato la famiglia. Vendetta trasversale.
Il secondo
servizio ci comunica che il figlio è stato interrogato per ore e aggiunge che
nel suo appartamento sono stati trovati due grammi di marijuana. Due grammi!
Il terzo
servizio conferma che il figlio è stato interrogato per ore, ma precisa che ha
un alibi di ferro (certo, niente esclude che sia stato bravo a confezionarlo) e
ci tiene a confermare che a casa aveva due grammi di marijuana.
Cioè, era uno
che si faceva le canne. Come - secondo le statistiche - circa il 20% dei suoi
coetanei. E per questo il 20% dei giovani fra i 20 e i 30 anni sarebbe un
potenziale sterminatore delle proprie famiglie?
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