Ora che è finito il delirio diabetico delle lucine,
delle canzoncine, delle letterine, dei bacini, dei regalini, lo possiamo dire
che queste feste hanno rotto i coglioni?
Sì, va bene,
lo so: la mamma ci tiene, la nonna si offende, la zia ci resta male e poi ci
sono i bambini, lo facciamo per i bambini. Ah, sì? Lo facciamo per i bambini di
educarli (?) all'ipocrisia di abbracciare e sbaciucchiare lontani parenti di
cui non ricordano nemmeno il nome e che anzi gli stanno proprio sul culo?
Dicono: è
tradizione. Sì, certo, è tradizione. Nel Medio Evo - per dire - lo jus primae
noctis era tradizione. Era uno stupro e lo chiamavano tradizione e addirittura
legge. E comunque, le tradizioni nei decenni e nei secoli cambiano, si adattano
ai tempi, al comune senso del pudore, ai progressi tecnologici, alla
congiuntura economica.
Questa no, non
c'è verso. E allora vorrei proporre una mediazione, che tenga conto del
momento, cioè di un mondo di senza lavoro di tutte le età: se (in questo Paese in particolare) proprio non riuscite a fare a meno
di camuffare da afflato religioso il legittimo bisogno di vacanze invernali,
potreste almeno evitare il post? Chiarisco: potreste almeno evitare la
tradizione dell' "uffa, che palle, domani si torna al lavoro"?
Lo dico per
voi, per il vostro bene: perché a chi il lavoro non ce l'ha, quelle stesse
palle potrebbero girargli a sentirvi lamentare e potrebbe sentire
l'irrefrenabile bisogno di sferrarvi un pugno in faccia.
Io ho ancora
qualche ricordo lontano: qualche collega insopportabile, uscire all'alba quando
fuori c'è il gelo, un apprendista completamente cretino e refrattario
all'apprendimento, il mal di schiena, guardare il sole da una scrivania, dover
stringere i denti-deglutire-contare fino a dieci per non mandare affanculo il
braccio armato del padrone arrogante, prepotente e presuntuoso.... e però,
insieme, un altro collega che è come un fratello, un apprendista che ti ascolta
ammirato, i complimenti per un lavoro ben svolto, persino qualche
innamoramento.... è la vita.
Se non ve ne
foste accorti, il lavoro e la vita sono sinonimi. Non dite "uffa, che
palle, domani si torna al lavoro". Direste mai "uffa, che palle,
domani si torna alla vita"?
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