giovedì 22 dicembre 2011

Innaturalmente donna, in nome del Mercato

La notizia è di quelle agghiaccianti. Ancora di più, se possibile, di quelle che riguardano bambini di pochi anni protagonisti ovviamente inconsapevoli di book fotografici pedopornografici messi in rete, oppure stuprati da un nonno o da un parente molto vicino.
L'articolo - pubblicato sulla rivista Gynecological Endocrinology, giornale ufficiale della Società internazionale di endocrinologia ginecologica, e firmato dai ricercatori che hanno studiato il caso - non specifica dove, ma certamente è accaduto nella "civile" Europa. E' accaduto che una bimba di appena quattro mesi, figlia di agricoltori, sia diventata "donna": le si è ingrossato il seno, le dimensioni del suo utero erano oltre il doppio rispetto alla norma e le sono venute le mestruazioni.
Charles Sultan, Laura Gaspari, Françoise Paris, e Claire Jeandel, i quattro ricercatori dell'Università di Montpellier che hanno descritto il caso, spiegano che si tratta dei classici sintomi di pubertà precoce e che questa può essere una patologia “centrale”, normalmente dovuta a un tumore, oppure “periferica”, causata da una produzione eccessiva di estrogeni endogeni o da esposizione ad estrogeni esogeni. Ed era proprio quest'ultimo il caso della piccola.
La bimba abitava in una fattoria, ma certamente la vita in campagna non le ha fatto bene: era nata con parto naturale, alla nascita pesava poco meno di quattro chili ed era alta una cinquantina di centimetri, non presentava problemi neurologici ed era insomma una neonata in buona salute. Ma in quella fattoria erano stivate ben ventidue tonnellate di pesticidi di vario tipo, di quelli messi al bando da decenni dall'Unione europea: Ddt, Lindano, Solfato di endosulfano. I medici - che hanno sottoposto la bimba e i suoi genitori a una serie di accertamenti - hanno scoperto che il sangue di tutta la famiglia era pieno di quegli stessi pesticidi (il padre trentottenne, fra l'altro, presentava un drammatico calo della libido, conseguenza proprio di quella quantità paurosa di veleni). Lo studio non può fornire la certezza assoluta circa la relazione fra pesticidi e pubertà precoce, ma riferisce di casi simili, già descritti in letteratura (uno in Italia, un altro fra bambini portoricani).
E già questo basterebbe per chiedere per quale ragione delle sostanze vietate vengano ancora conservate nelle campagne europee, in mezzo alle persone (e, temo, agli animali che poi circolano per l'Europa e che noi mangiamo), perché non siano state messe in atto delle bonifiche e perché nessuno controlli (o, se qualcuno lo ha fatto, perché non abbia denunciato).
Ma c'è anche un'altra notizia nella notizia, altrettanto raccapricciante: i quattro studiosi riferiscono infatti che, malgrado i pesticidi siano stati messi al bando, le nazioni industrializzate continuano a produrli per esportarli in altri Paesi - quindi avvelenando altri popoli - con la conseguenza che comunque i residui di lavorazione si disperdono nell'ambiente circostante.
E poi ci dicono che non è vero che è tutta colpa del Mercato.

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