Siccome è uscita intorno al primo di aprile e, come
tutte le belle notizie uscite intorno al primo di aprile (tipo, l'arresto di
Berlusconi o le dimissioni di Renzi; no, quella del cosiddetto garante della
Costituzione che riceve il pregiudicato invece era uno scherzo di pessimo
gusto, ma non era un pesce d'aprile) rischia di evaporare fra un paio di
giorni, sarà meglio prenderla al volo.
La storia è
quella dell'operaio siracusano emigrato a Torino e rientrato nella sua città da
pensionato, che per anni ha tenuto appese in cucina, credendole due croste, una
tela di Paul Gauguin e una di Pierre Bonnard. Valore economico: alcune decine
di migliaia di euro. Valore culturale e umano: incommensurabile.
Non mentite:
la prima cosa che vi è venuta in mente è la stessa che è venuta in mente a me.
Che culo!
Eppure, se la
storia è vera - e io spero che lo sia - è l'esatto contrario delle congiunture
astrali o della benevolenza di qualche divinità priva di vista: è l'elogio del
lavoro, dello studio e della ragione. Perché quell'operaio quei quadri li aveva
comprati quarant'anni fa a un'asta di quartiere solo grazie a un'innata
sensibilità per l'arte e soprattutto quell'operaio - come molti siciliani - in
quegli anni aveva lasciato la Sicilia per andare a lavorare alla Fabbrica e in
quella fabbrica che oggi ha cambiato nome e nazionalità, come in tutte le altre
fabbriche, a quel tempo i lavoratori - grazie alle loro stesse lotte - avevano
dei diritti. C'era, per esempio, quell'animale mitologico chiamato lavoro a
tempo indeterminato che ti permetteva di vestirti dignitosamente, comprare
qualcosa per arredare la casa, tornare in Sicilia un paio di volte l'anno per
le vacanze e principalmente di fare studiare un figlio.
Che in questo
caso è il deus ex machina della situazione. Il ragazzo studia Architettura, è
appassionato di pittura e con quei due dipinti c'è cresciuto. E' stato grazie
ai libri di storia dell'arte che ha capito il valore di quegli olii costretti
per anni ad assorbire l'olio di frittura. La sovrintendenza lo aveva preso per
un visionario ma lui non s'è perso d'animo e si è rivolto ai carabinieri del
Nucleo tutela patrimonio culturale. Aveva ragione lui. In un'intervista ha
detto: "Meno male che li ho studiati".
Già, appunto: meno male che li ha studiati, meno
male che ha studiato. Grazie ai sacrifici di una famiglia operaia.
La questione vera
però è un'altra: lui adesso ha questa fortuna in casa, ma quando si laureerà - come
tutti i suoi coetanei colpevoli di vivere in un Paese senza diritti - per lui
trovare un lavoro che gli consentirà a sua volta di fare studiare i propri
figli sarà come scoprire di avere un Gauguin in cucina. E allora sì: che culo!
Ma ho idea che al massimo gli rifileranno una crosta, una patacca rinnovabile di tre mesi
in tre mesi.
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