lunedì 21 aprile 2014

Concentrato di mondo


A volte mi capita, leggendo un romanzo che mi è stato regalato, non tanto o non solo di immedesimarmi nella storia (procedimento, credo, abbastanza comune), quanto di cercare in quel libro la persona che me l'ha dato. Nel tentativo - spesso vano e disperato - di capire cosa le passa per la testa, cosa avrebbe voluto dirmi e non mi ha detto, cosa ha detto a un'altra persona, cosa ha detto a me e a un altro miliardo di persone mentre io mi illudevo di essere l'unico interlocutore: nella speranza, insomma, di mettere insieme i pezzi del puzzle di una vita. E forse di essere uno di quei tasselli.
Inavvertitamente, il protagonista del romanzo prende le sembianze del donatore di libri e io comincio a scrivere un romanzo nel romanzo, innestando nelle pagine i miei dialoghi con lui. Senza distrarsi dall'obiettivo principale, il cervello si sdoppia e si incammina su un'altra strada, torna indietro, riprende il filo del precedente discorso, fa combaciare volti e pensieri, modifica eventi e continenti e - delirio di onnipotenza - perfino la struttura stessa del romanzo. Vedo un'altra me: la prima stravaccata in poltrona o su un gradino in una piazza assolata, il libro in mano, lo sguardo fisso sulla pagina come nell'osservazione di un seme che si fa germoglio; l'altra poco distante, in posizione leggermente superiore, che cuce e scuce, fa e disfa, cambia "location", trasforma una cima innevata in un'isola cotta dal sole, aggiunge nuovi personaggi, assegna ai legittimi inquilini della storia sembianze familiari.
Romanzo epico alla fine e affollatissimo da personaggi che via via si aggiungono a quelli delineati dall'autore: protagonisti di altri romanzi ricevuti in dono dalla stessa persona e della quale di volta in volta assumono sembianze, parole, pensieri, sguardi; e, con loro, i protagonisti di altri libri dimenticati che inaspettatamente prendono forma dagli scaffali delle librerie. Un mondo intero, un concentrato di mondo, dove i personaggi - le persone - pullulano e brulicano intrecciando le loro storie a quelle di altri, assimilano secoli, equiparano località geografiche, in una sorta di unità di tempo, di luogo e di azione di una commedia umana dove alla fine, al pari di un kolossal pieno di comparse, l'attenzione si concentra - come in una scena quasi totalmente buia - soltanto su un protagonista e un deuteragonista.
Dev'essere questo il bello dei libri: che ogni libro te ne fa scrivere un altro; che ti fanno vivere una vita e mille vite insieme; che dentro ci puoi mettere le persone che vuoi.

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