Eroi della pace li hanno chiamati. E’ l’ultima puttanata che ho sentito per giustificare l’omicidio di quattro ragazzi da parte di uno Stato che li manda a morire perché non sa che farsene di loro; che giudica più economico mandarli in guerra piuttosto che creare per loro posti di lavoro.
Eroi della disoccupazione li chiamerei. Tre su quattro erano meridionali; uno di quei tre era siciliano. E i siciliani non si contano più in queste guerre maledette contro la mancanza di lavoro che li obbliga ad arruolarsi e farsi ammazzare pur di portare a casa a fine mese uno straccio di stipendio; come negli anni Cinquanta e Sessanta facevano i meridionali e siciliani che entravano in Polizia o nei Carabinieri, pur di non arruolarsi nella criminalità, e spesso finivano ammazzati per stipendi di fame e dovevano subire pure lo scherno di diventare macchiette nei film che li dipingevano piccoli, brutti, neri, con i baffetti, un po’ tonti e dall’accento marcato.
Eroi della disperazione, nascono sul mare o in mezzo agli aranceti e se ne vanno a fare gli alpini, una cosa quasi contronatura, cacciati dalla loro terra che, oggi come cinquant’anni fa, produce solo disoccupazione.
Ci vadano, a fare la guerra e a farsi ammazzare, lo psicopatico che gioca ancora con i soldatini di piombo e tutto il suo governo che dal Meridione e dai suoi figli affamati cerca solo voti; ci vada a fare la guerra un governatore che governa solo clientele e posti di lavoro a tre mesi, dai quali scappare anche a costo di morire in una guerra che produce solo guerra.
E la smettano, dopo, all’ennesima conta delle vittime, di iniettarci in vena la loro orribile retorica patriottarda tagliata male.
Nessun commento:
Posta un commento