Mi sono sentita (e continuo a sentirmi) come
Annamaria Franzoni. Cioè mi sono sentita come avrebbe dovuto sentirsi Annamaria
Franzoni quando ha deciso di fare un altro figlio: una merda.
Un gatto (come
un bambino o un amore) non si sostituisce così, da un giorno all'altro e
nemmeno da un secolo all'altro. Io non lo volevo un altro gatto. E io, fra
l'altro, non me n'ero sbarazzata: io Ernesto lo avrei tenuto altri 19 anni e
altri 19 e poi ancora 19, se le leggi della natura non fossero implacabili.
Come Ernesto non ci sarà mai nessun altro (e nemmeno come Alice, che era la sua
ombra al punto da seguirlo poco dopo per la disperazione di non vederlo
tornare), perché lui era - come dice una mia amica - "il gatto della
vita" e il gatto della vita non può che essere uno solo. E'
"il": non è "un".
Però il cuore
è elastico e ci infili dentro tutta la roba e tutta la gente che vuoi, senza
che l'una escluda l'altra. Così, quando un'altra amica mi ha segnalato questo
scricciolo con la motivazione che, essendo rosso, si intonava bene alla mia
casa (alle mie poltrone, ai miei capelli, alle mie idee), ho pensato che
avrebbe potuto farmi cambiare parere rispetto alla mia decisione irremovibile.
E poi una casa non è casa senza fusa e quei pochi etti di pelo che da un paio
di giorni rispondono al nome di Crodino (in realtà, naturalmente se ne fotte e
non risponde affatto o solo quando decide lui) di fusa ne producono una
quantità sufficiente ad alimentare una centrale termoelettrica e ne rivendicano
a viva voce che manco Maurizio Landini sarebbe capace di fare tanto.
Dunque si
ricomincia, o più semplicemente si continua, senza avere eliminato né
dimenticato nessuno. Gli altri ricominciano con pappe e pannolini; io, che non
ho più l'età, ricomincio con insalate di peli, collant sfilati, impronte dei
gommini sul pavimento appena lavato e fili tirati nei vestiti. A lui raccolto
dalla strada e a me perennemente in mezzo a una strada faccio un augurio,
perché non ne possiamo più di sfiga: in culo alla balena. E speriamo che non
caghi. Il gatto, non la balena.
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