lunedì 6 ottobre 2014

West Side Story 2.0


"Solo sprangate altro che parlare costa gente". Costa, scritto così. Virgole e altra punteggiatura manco a parlarne. E già basterebbe questo, perché non è che se intrattieni una conversazione su Facebook devi fare per forza l'asino. Il problema è che questo asino è davvero e, più che la mancanza di virgole o le parole inventate, a dare la misura della sua ignoranza è il (dis)valore della frase. Tragedia doppia e tripla: perché queste parole denotano il senso di arrogante superiorità tipico dell'ignoranza, il razzismo nei confronti di qualcuno, la violenza come unico argomento. E per di più non è il ragionamento di un leghista contro un "negro" che, secondo la vulgata più comoda, ci viene a rubare il lavoro, ma razzismo privo della benché minima ricerca delle cause nei confronti di qualcun altro che ha manifestato razzismo verso chi ci viene a rubare non il lavoro ma la disperazione. Sulla quale, peraltro, non bisognerebbe litigare dal momento che ce n'è in abbondanza per tutti.
Razzismo al quadrato e pure al cubo, razzismo che genera razzismo dopo una scena alla West Side Story 2.0 osservata a Catania. L'ha raccontata su Fb un amico giustamente sconvolto: forse poco meno di un centinaio di ragazzi e ragazze fra i 14 e i 18 anni (verosimilmente gli stessi - sfumatura alta dei capelli per i maschi, abbigliamento e trucco da Crazy horse per le bambine - che il sabato pomeriggio scendono in centro dal loro quartiere privo di tutto e combattono la noia spintonando e spaventando i passanti), armati di catene e diretti verso il quartiere San Berillo per quella che è apparsa come una spedizione punitiva nei confronti dei numerosi immigrati che vi abitano.
Disperati contro disperati, i primi arrivati da un quartiere privo di tutto, i secondi approdati in un quartiere privo di tutto, capaci solo di parlare il linguaggio della rabbia, qualcuno accanendosi su qualcun altro in condizioni peggiori delle sue. Talmente carichi di rabbia (e forse anche di noia) da esploderne. Sembra che si siano divisi i giorni: il sabato i ragazzini catanesi contro i migranti (e, a quanto pare, pure contro i turisti), gli altri giorni bande di immigrati contro altre bande di immigrati. E per tutta la settimana, evidentemente, odio cieco su Facebook da parte di chi commenta i fatti.
Non so quale di questi razzismi mi spaventa di più, perché pensare che "costa" gente - cioè con i ragazzini dei quartieri popolari talmente emarginati da non essere capaci di vivere in mezzo alla gente - l'unico argomento di discussione possano essere le sprangate è forse la tipologia più spaventosa di razzismo, l'odio verso chi è diverso e non ci interessa sapere perché è diverso, perché è un disadattato.
Eppure, se quelli sono diversi per il colore della pelle, questi lo sono in testa per responsabilità di tutti noi: un ventennio di tv che offre modelli vincenti di troie e magnaccia in erba, genitori (almeno quelli che avrebbero gli strumenti per capire) che i figli li fanno ma non se ne curano, insegnanti demotivati o privi di mezzi, e persino noi che camminiamo per strada sbuffando alla vista di bande di ragazzini molesti e pensiamo "costa gente" solo sprangate, altro che parlare. Costa, costa carissima l'ignoranza e l'indifferenza di tutti noi.

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