"Solo
sprangate altro che parlare costa gente". Costa, scritto così. Virgole e
altra punteggiatura manco a parlarne. E già basterebbe questo, perché non è che
se intrattieni una conversazione su Facebook devi fare per forza l'asino. Il
problema è che questo asino è davvero e, più che la mancanza di virgole o le
parole inventate, a dare la misura della sua ignoranza è il (dis)valore della
frase. Tragedia doppia e tripla: perché queste parole denotano il senso di
arrogante superiorità tipico dell'ignoranza, il razzismo nei confronti di
qualcuno, la violenza come unico argomento. E per di più non è il ragionamento
di un leghista contro un "negro" che, secondo la vulgata più comoda,
ci viene a rubare il lavoro, ma razzismo privo della benché minima ricerca
delle cause nei confronti di qualcun altro che ha manifestato razzismo verso
chi ci viene a rubare non il lavoro ma la disperazione. Sulla quale, peraltro,
non bisognerebbe litigare dal momento che ce n'è in abbondanza per tutti.
Razzismo al quadrato e pure al cubo, razzismo
che genera razzismo dopo una scena alla West Side Story 2.0 osservata a
Catania. L'ha raccontata su Fb un amico giustamente sconvolto: forse poco meno
di un centinaio di ragazzi e ragazze fra i 14 e i 18 anni (verosimilmente gli
stessi - sfumatura alta dei capelli per i maschi, abbigliamento e trucco da
Crazy horse per le bambine - che il sabato pomeriggio scendono in centro dal
loro quartiere privo di tutto e combattono la noia spintonando e spaventando i
passanti), armati di catene e diretti verso il quartiere San Berillo per quella
che è apparsa come una spedizione punitiva nei confronti dei numerosi immigrati
che vi abitano.
Disperati contro disperati, i primi arrivati da
un quartiere privo di tutto, i secondi approdati in un quartiere privo di tutto,
capaci solo di parlare il linguaggio della rabbia, qualcuno accanendosi su
qualcun altro in condizioni peggiori delle sue. Talmente carichi di rabbia (e forse
anche di noia) da esploderne. Sembra che si siano divisi i giorni: il sabato i
ragazzini catanesi contro i migranti (e, a quanto pare, pure contro i turisti),
gli altri giorni bande di immigrati contro altre bande di immigrati. E per
tutta la settimana, evidentemente, odio cieco su Facebook da parte di chi
commenta i fatti.
Non so quale di questi razzismi mi spaventa di
più, perché pensare che "costa" gente - cioè con i ragazzini dei
quartieri popolari talmente emarginati da non essere capaci di vivere in mezzo
alla gente - l'unico argomento di discussione possano essere le sprangate è
forse la tipologia più spaventosa di razzismo, l'odio verso chi è diverso e non
ci interessa sapere perché è diverso, perché è un disadattato.
Eppure, se quelli sono diversi per il colore
della pelle, questi lo sono in testa per responsabilità di tutti noi: un
ventennio di tv che offre modelli vincenti di troie e magnaccia in erba,
genitori (almeno quelli che avrebbero gli strumenti per capire) che i figli li
fanno ma non se ne curano, insegnanti demotivati o privi di mezzi, e persino
noi che camminiamo per strada sbuffando alla vista di bande di ragazzini
molesti e pensiamo "costa gente" solo sprangate, altro che parlare.
Costa, costa carissima l'ignoranza e l'indifferenza di tutti noi.
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