lunedì 28 ottobre 2013

Vfncl


Qlc gr f h rcvt n msg schzztssm. Traduco: qualche giorno fa ho ricevuto un messaggio schizzatissimo.
A parte il solito po', scritto con l'accento invece che con l'apostrofo (e qui non c'è abbreviazione che tenga: è ignoranza!), conteneva una serie di suoni tipo Celentano in Bingo Bongo: nn, dp, cn, tt, mlt... Dunque, vediamo: nn... trovatello? Dp, dp, dp... ah, sì, ci sono: sigla di un partito della sinistra extraparlamentare degli anni Settanta. Cn: targa automobilistica della città dove Totò ha fatto tre anni di militare. Tt... tennis tavolo? tempo terrestre? Trieste trasporti? Boh! E poi mlt: Che sia memoria a lungo termine?
Ibt. Incazzatura a brevissimo termine. Giusto il tempo di capire che tempo da perdere per scrivere a me non ne hai.
Ora, io sarò esagerata all'incontrario perché ogni volta riscrivo la Divina Commedia, con tutta la punteggiatura e gli spazi al posto giusto, ma se sto parlando con una persona - anche tramite sms - non mi va di darle la sensazione che voglio liquidarla al più presto e vfncl. E se proprio la voglio mandare affanculo, voglio prendermi la soddisfazione di dirglielo per esteso: V-A-F-F-A-N-C-U-L-O-! Punto esclamativo compreso.
Serve a risparmiare, si giustificano alcuni. Cioè tu mi vuoi dire che per parlare con me non puoi spendere qualche millesimo di centesimo in più per aggiungere qualche vocale? Se è così, non abbiamo niente da dirci. Ma non nt: proprio N-I-E-N-T-E. Sì, certo, io sono antica, troppo antica, troppo legata al rito della lettera: la scrivi in brutta, cancelli, tagli, riscrivi, poi la copi in bella con la grafia migliore che ti viene, che è un atto di cortesia e a volte anche di amore verso il destinatario, come se gli confezionassi una bella torta tutta guarnita o un dipinto con tutti i colori al posto giusto; poi ci metti il francobollo, la vai a imbucare. E' una cosa impegnativa scrivere una lettera; lo sarebbe se anche fosse una mail: anche in questo caso scrivi, rileggi, correggi. E se non lo fai, se anche nella mail o persino in una lettera lanci alla rinfusa come fossero dadi una serie di sigle, mi viene il sospetto che la tua non sia fretta né indigenza, ma pochezza mentale, incapacità di elaborare un pensiero, cara tst d czz.

giovedì 17 ottobre 2013

Il femminicidio è una minchiata


Oggi ho avuto uno scontro verbale molto sgradevole con un mio collega. Sgradevole anche perché da un intellettuale, per quanto non progressista, non ti aspetteresti che non abbia assimilato e fatto proprie alcune tematiche.
Ha cominciato con il più cretino dei luoghi comuni maschilisti - "donna al volante..." - e sono stata al gioco, e ha continuato cercando di sostenere che stavo per mettere sotto (con la bicicletta!) uno con lo scooter che mi stava superando a destra. Non avevo ancora capito dove volesse andare a parare e ho continuato a scherzare. Quindi si è disvelato: ma dove sarebbero tutti questi uomini che ti fischiano per strada? Voleva farmi pagare l'aver denunciato, qualche giorno fa durante un congresso, come la mentalità dei maschi nella mia città (e forse anche nelle altre) sia rimasta ai tempi di Brancati e come sia ancora difficile per le donne persino andare al supermercato a fare la spesa senza incontrare il cretino di turno che fa apprezzamenti pesanti.
Ho provato a portare la discussione su un piano un po' più serio, facendogli l'esempio del posto - per me soltanto una panchina di fronte al mare e letteralmente alla luce del sole - dove vado a leggere un libro tutte le volte che posso e che, evidentemente, per un certo tipo di maschi, è luogo deputato all'attracco. Risposta: e tu perché vai proprio lì? Insomma, me la vado a cercare. Come, per certi uomini, se la va a cercare una ragazza violentata perché "indossava una minigonna". Gli ho fatto un elenco di posti en plein air dove una donna (per quanto corra precipitosamente verso la vecchiaia e non abbia mai avuto né la postura, né le dimensioni, né "le physique du rôle" della vamp) possa recarsi in santa pace, e ha cominciato a urlare: "Sei malata, sei malata!" Che, nella mente malata di un maschilista, vuol dire malata di mente. Una mitomane insomma. Una mitomane come tutte quelle donne che hanno denunciato violenze e non sono state credute nemmeno dopo essere state assassinate.
Non contento, contestando i dati sul numero di donne uccise dai loro uomini, se n'è andato ringhiando: "Il femminicidio è una minchiata!"
No, non gli augurerò che accada a una delle sue donne di casa o a una sua amica: non glielo augurerò perché a pagare sarebbe ancora una volta una donna e non glielo augurerò perché sono certa che, pur nel dolore per avere perduto una persona cara, continuerebbe a pensare che in fondo se l'è cercata.
Ma difficilmente riuscirò a superare la tristezza, lo smarrimento e il senso di fallimento che questa conversazione mi ha procurato.

sabato 12 ottobre 2013

Fregatene se nel programma non c'è


Cara prof, oggi ho incontrato i tuoi bambini... già, ragazzini in realtà, visto che frequentano la terza media, ma di quelli con la faccia pulita da bambini, con lo sguardo sveglio, curiosi, senza sovrastrutture mentali, di quelli rari ormai in quest'èra di aspiranti bulli e pupe dall'aria incattivita anzitempo. Immagino che sia merito anche un po' tuo, oltre che delle loro famiglie, se hanno facce e abbigliamento da ragazzini "normali".
Io ero in via Etnea, con i miei compagni di sempre, con molti dei quali ho cominciato a fare politica quando avevo l'età dei tuoi alunni. Manifestavamo in difesa della Costituzione e per chiederne la piena applicazione. Loro erano lì a passeggio, si sono fermati a parlare con noi e ci hanno fatto mille domande, come i bambini piccoli che cominciano ogni frase con un "perché" e alla fine sei stremato, non sai più cosa rispondere, ma sei al settimo cielo.
Anche loro avevano mille domande che contenevano sempre la stessa parola, però la mettevano alla fine: Costituzione. Cos'è la Costituzione? Cosa c'è scritto nella Costituzione? E perché la vogliono cancellare la Costituzione?
Hanno pure scherzato: "Ma allora, se serve a farci andare a scuola non è una cosa buona la Costituzione". E si sono messi a ridere. Poi hanno promesso che lunedì ti chiederanno di parlare in classe della Costituzione.
Per piacere, prof, accontentali: loro sono pronti per parlare della Costituzione, sono svegli, curiosi, intelligenti e puliti come non mi capitava da tempo di incontrarne. Accontentali. E fregatene se nel programma non c'è la Costituzione. Ormai non è più nemmeno nel programma del Paese, ma forse grazie ai tuoi bambini/ragazzini riusciremo a rimetterla in agenda, insieme alla democrazia, al lavoro, alla salute, alla scuola pubblica per tutti. 

giovedì 10 ottobre 2013

Su tutti i stissi


Che tristezza vedere alcuni compagni, quelli che si considerano più comunisti degli altri e pensano di essere gli unici titolati a dare patenti di comunismo, usare categorie "politiche" proprie dei bancarellari evasori e mafiosi pur di ottenere un effimero consenso di pancia.
Li hanno visti stamattina, al mercato di Catania, distribuire un volantino il cui incipit era la traduzione italiana del siciliano "tutti manciatari": "Si mangiarono i soldi" e giù - inframmezzati da qualche giusta rivendicazione - luoghi comuni intrisi di populismo, frasi all'insegna del "sono tutti uguali", attribuzione agli uni - in una sorta di par condicio demagogica - delle responsabilità degli altri. Sembra che i bancarellari - quelli che votano a destra perché così fanno il cazzo che vogliono, esonerati dal rispetto della benché minima regola, e se non pagano le tasse nessuno gli dice niente; e quelli che hanno votato Grillo - si siano accodati al coro: "sti cunnuti", "su tutti i stissi" e via così qualinquistizzando. Salvo riprendere subito dopo a fare il loro dio, fatto di illegalità diffusa, evasione fiscale, disprezzo per l'ambiente...
Curiosa coincidenza temporale: oggi Grillo - che già nei mesi scorsi aveva manifestato il proprio razzismo opponendosi allo ius soli - ha gettato definitivamente la maschera e ha detto che, se nel programma elettorale avessero messo la cancellazione del reato di clandestinità, avrebbero rischiato percentuali da prefisso telefonico: invece hanno preferito assecondare gli istinti più bassi della popolazione, dall'antipolitica alla xenofobia. Con l'aggravante che erano travestiti da sinistra e molti - la cui ingenuità di ieri rischia di diventare, oggi, complicità - li hanno votati credendo che portassero avanti istanze di sinistra.
A dare indicazioni di voto per Grillo e a votare in prima persona per il miliardario e per il suo socio in affari Casaleggio, alle ultime elezioni politiche, c'erano anche alcuni di quei "compagni" che non considerano gli altri abbastanza compagni e che hanno impiegato (sprecato) tutte le loro energie a dividere i comunisti e la sinistra. In pratica, se la sono tagliata per fare dispetto alla moglie.
Ma la cosa più triste è che sono anche gli stessi che si sono attribuiti il copyright delle (giustissime) battaglie contro una legge assassina come la Bossi-Fini: e adesso cosa diranno ai migranti?

mercoledì 9 ottobre 2013

Poco ministrabile


Ecco, ci mancava solo Giovannini. L'ennesimo ministro del Lavoro che, invece di darsi da fare per creare posti di lavoro, se la prende con i lavoratori: "Poco occupabili", secondo lui, "perché molti di loro non hanno le conoscenze minime per vivere nel mondo in cui viviamo e non costituiscono capitale umano su cui investire per il futuro".
Ministro, ne vogliamo parlare di quelli che hanno le conoscenze massime (curricula lunghi come il Rio delle Amazzoni e "esperienze trentennali") e che proprio per questo non vengono assunti perché i padroni non vogliono pagarli come meriterebbero?
Ne vogliamo parlare di quella merda di legge di cui voi oggi celebrate i dieci anni, che ha istituito il precariato a tempo indeterminato e fatto a brandelli il mondo del lavoro?
Ne vogliamo parlare di operai cinquantenni altamente specializzati licenziati dalle fabbriche che vanno a fare i badanti, di giornalisti che fanno le colf, di giovani "ipermasterizzati" che fanno i camerieri nei pub?
Ne vogliamo parlare di Rachid, italiano da sempre, che ha studiato quasi di nascosto continuando a vendere accendini davanti alla sua università e che, adesso che è diventato ingegnere, sa che dovrà continuare a fare "il marocchino" ai semafori?
Ne vogliamo parlare di quelli che nascondono il loro curriculum, come cosa di cui vergognarsi, perché sono troppo qualificati per essere assunti?
Provi a cominciare lei, signor Ministro, a dimostrare di avere le conoscenze minime per fare il ministro. Alla fine forse persino lei sarà in grado di emettere il verdetto: poco ministrabile!
Nell'attesa, si offende se io e tutti i lavoratori qualificati disoccupati le facciamo un augurio alla Grillo?

lunedì 7 ottobre 2013

Ma ce l'avete uno specchio?


Alla famosa giornalista, alla famosa figlia di, all'ignota adolescente che vorrebbe diventare famosa nell'unico modo che ha visto in tv da quando è nata, vorrei fare una domanda semplicissima: ma ce l'avete uno specchio a casa? Non dico un cervello, né un minimo di dignità, ché sarebbe chiedere troppo, ma uno specchio.
Guardati, giornalista ex intelligente ed ex bella, con due palline da ping pong al posto delle guance e un tender al posto delle labbra; guarda il tuo sorriso da Joker che nasconde la tristezza infinita di non saper invecchiare. Tutto perfetto, fresca come una rosa, turgida come una mela, ma tu lo sai che non è vero. Guardati allo specchio, ma abbassa un po' lo sguardo, dietro i tuoi occhi un tempo luminosi oggi ridotti a feritoie, basta scendere di poco: guardali quei bargigli che nessuna chirurgia estetica potrà cancellare e nemmeno un miracolo di qualche presunta divinità.
Delle tre, sei quella che mi fa più rabbia: ho voglia di prenderti a pugni e cambiarteli io i connotati, appunto perché una volta eri quella intelligente. Poi il cervello si è atrofizzato; più si restringeva, più si allargavano le labbra e, immagino, anche le tette. Il cervello si svuota, le tette si riempiono.
E guardati, famosa figlia di padre pregiudicato, con quella mascella da scimpanzé e gli occhi spiritati: questo ti ha insegnato tuo padre, a piacere a quel genere di maschi ai quali piacciono le femmine con l'aspetto da troia. Questi sono i "valori" che ti ha trasmesso tuo padre, spogliarsi della vita e indossare al suo posto un'orribile maschera.
Guardati anche tu, ragazzina cresciuta a pane e reality, come sei deforme e pateticamente traballante - deforme e traballante come la tua vita - su quei tuoi tacchi più lunghi delle gambe. Ma almeno l'hai fatta una convenzione con un ortopedico? Così, giusto per guardarsi in salute.
Ripeto la domanda: ma ce l'avete uno specchio a casa? Guardatevi, ma guardatevi con il cervello, e abbiate pena (e anche un po' schifo) di voi stesse. Poi prendete il rossetto e, invece di sprecarlo per colorare quelle portaerei che avete al posto delle labbra, usatelo per scrivere sullo specchio, come memento, le parole rivolte da Anna magnani al suo truccatore: "Lasciami tutte le rughe, non me ne togliere nemmeno una. Ci ho messo una vita a farmele venire".
E aggiungeteci anche queste, che molto più modestamente vi dico io: non devo fare le cose per piacere ad un uomo, soprattutto per piacere a un uomo che mi vede come un soprammobile o - per citare Simone de Beauvoir - in funzione di "rappresentanza", come "la carrozzeria della sua automobile". Se è un uomo così, non è degno di me.
Però una cosa - per pari opportunità - la voglio dire anche a quegli uomini ultracinquantenni che diffondono per l'aere le loro foto in patetiche giovanilistiche pose da gallo cedrone con muscoli in bella vista: ma come, c'avete scassato la minchia per secoli con la storiella del fascino dell'uomo maturo (forse per giustificare il fatto che vi facevate le ragazzine) e ora volete apparire giovani a tutti i costi? Mi sa che di maturità (forse) avete conosciuto soltanto quella che fa concludere un ciclo di studi. Ma siete passati direttamente dall'acerbità al rincoglionimento senile.


giovedì 3 ottobre 2013

L'Italia in cenere


In francese si usa lo stesso verbo per indicare qualcosa che si accartoccia o qualcuno che - fisicamente o mentalmente - si ripiega su se stesso: recroqueviller, come chiudersi a conchiglia. Questa parola mi ronza nelle orecchie da stamattina, dal momento in cui mi sono alzata.
Basta questa parola, questo suono, e lo senti immediatamente nel bosco il crepitare dei rami dell'albero bruciati da una mano assassina che si raggomitolano, si piegano, precipitano a terra, esplodono in mille scintille, finiscono in cenere.
Come senti il dolore di una donna violata dal branco: uno la tiene e gli altri a turno "si divertono", poi la gettano via e la lasciano lì, raggomitolata in un angolo, gli occhi e il cuore al buio, con il solo desiderio di sparire.
Si riempiono la bocca di Patria (dev'essere per questo, perché la usate voi fascisti dentro e fuori, che questa parola fintamente al femminile mi ha sempre fatto schifo) quelli che ieri hanno stuprato definitivamente il mio Paese: a turno, uno lo teneva, gli altri facevano scempio, riducendolo a brandelli. Poi l'hanno lasciata lì l'Italia, recroquevillée, e loro sono andati a gozzovigliare e far baldoria altrove fin quando - barcollanti e ubriachi del loro stesso potere - non troveranno un'altra occasione e un'altra vittima da violentare, umiliare, ridurre in cenere, lasciare in un angolo. Per dimostrare quant'è maschio il loro governo.

martedì 1 ottobre 2013

Offerte specialissime


Premesso che, con qualche attenuante per la generazione di mia madre, non sopporto le donnicciole che non possono vivere se non vanno dal parrucchiere tutte le settimane e premesso che io ci vado una volta ogni tre anni - taglio Giovanna D'Arco e poi si va di macchinetta, effetto terremoto 1693 - e dunque me ne fotto se aumenta il prezzo del coiffeur in seguito all'aumento dell'Iva, vorrei vivamente complimentarmi con il lettino per l'abilità - pari a quella "diplomatico/tessitoria" dello zio Richelieu - di accumulare tante cazzate in un colpo solo. Come quelli che mettono 20 centesimi nelle macchinette mangiasoldi e, per un colpo di culo, vengono travolti dalle monete. Ma all'incontrario.
Cioè, per dire, lui fa una minchiata, per esempio togliere la prima rata dell'Imu per fare un piacere elettorale al pregiudicato, e addosso gli piove - non per vendetta divina, ma come logica conseguenza che sarebbe bastato usare il cervello (ad avercelo) per capirlo - un aumento delle tasse locali e un altro (immediato, per quanto previsto da tempo) dell'Iva, che ne produce una raffica andando a frugare nelle tasche di tutti quei polli che hanno esultato perché non pagheranno più la tassa sulla casa, ma anche di quelli che sono consapevoli di dover pagare aumenti di prezzi di prodotti e aumenti nei servizi comunali. Due fregature al prezzo di una: offerte specialissime in tempi di crisi.
Dunque aumentano i prezzi dell'acqua con le bollicine, dei succhi di frutta, delle scarpe (magari le signorine tacco 15 potrebbero provare a chiedere uno sconto dimezzando l'altezza del supporto: guadagnerebbero in estetica e in incolumità fisica), del tabacco, dell'avvocato, della pappa per i gatti, dei servizi di telefonia, di tutta una serie di cose utili e anche di qualcuna inutile. E siccome gli italiani ormai quasi tutti senza stipendio o con gli stipendi bloccati già non compravano più con l'Iva al 21% adesso compreranno ancora meno: una manovra geniale per far ripartire l'economia e andare a raccontare all'estero la favola della stabilità. Quando qua l'unica cosa stabile, anzi piatta, sembra essere l'elettroencefalogramma dei consiglieri economici del cosiddetto premier.
In compenso, per rilanciare il settore della nautica, hanno tolto la tassa di possesso per le barche fino a 14 metri di lunghezza e dimezzato quella per le barche fino a 20 metri. Ecco, magari invece di vendere frutta e verdura i supermercati potrebbero riconvertirsi e vendere accessori per la nautica: ci faremo delle grandi insalate di cime, bitte e mezzi marinai.