lunedì 2 aprile 2012

Ci vediamo al cassonetto

Riceviamo e malvolentieri pubblichiamo

Caro (e, più che caro, direi dispendioso) Monti, cara (c. s.) Fornero e cari (idem) stronzi che sbavate dietro al luccichio del liberismo, che avete rinnegato i lavoratori e che continuate con il mantra dell'articolo 18 che non dev'essere "un tabù", vorrei raccontarvi la mia storia.
Fui licenziato cinquantenne da un padrone pezzo di merda (pleonastico) che finse di chiudere un rametto d'azienda e siccome di imprese (e di dipendenti) ne aveva a centinaia tutte intestate a prestanomi, parenti e segretarie ricattabili, ma tutte con meno di 15 dipendenti, e siccome aveva i più grossi avvocati e i più grossi commercialisti che non facevano risultare il suo un gruppo imprenditoriale e siccome aveva anche magistrati e sindacati di proprietà, fu esclusa la possibilità di opporsi in alcun modo al licenziamento. Mi proposero due anni di stipendio per levarmi dai coglioni, più o meno quello che oggi voi chiamate indennizzo.
E ci ho campato - ammesso che si chiami campare - per molto più di due anni: elimini la pizza, le uscite con gli amici, i viaggi, il cinema, i libri, dici ai tuoi figli che si possono scordare l'università, e, gradualmente, eccetera, eccetera, eccetera. Ma non è che pensassi di camparci di rendita per tutta la vita con quei soldi, no. Nel frattempo ci ho provato a trovare un lavoro e ci hanno provato anche i miei figli: a me dicevano che ero troppo vecchio (e nel frattempo sono invecchiato davvero) e a loro che erano troppo giovani (e nel frattempo sono invecchiati pure loro, anche se non hanno ancora una casa e dei figli, e gli dicono che sono troppo vecchi).
E ora voi ci venite a raccontare che l'articolo 18 non dev'essere un tabù; che il giudice (ammesso che non condivida i lions con il padrone, oltre che con voi) può ravvisare il licenziamento discriminatorio, ma non decidere il reintegro e al massimo una specie di risarcimento danno; che dobbiamo essere contenti perché c'è un governo tecnico che ce la sta mettendo (ma tecnicamente, cioè prima prende le misure e fa la radice quadrata) nel culo e perché adesso i mercati sono contenti di noi. Ma noi, non nel senso di noi Italia, ma di noi lavoratori ed ex lavoratori, al mercato - al singolare, quello dove si comprano la frutta e la verdura - nemmeno ci andiamo più. E prima o poi i vostri mercati, supermercati e ipermercati e le vostre fabbriche di auto dove sfruttate la gente, i vostri giornali ipocriti spalmati su governi criminali e i vostri megastore informatici dovrete chiuderli perché noi non potremo comprare più nemmeno una zucchina. E alla fine nemmeno voi. Ci vediamo al cassonetto.

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