lunedì 20 giugno 2011

Ivan Petrovič e il suo cane

Al signor Ivan Petrovič Pavlov un giorno avevano regalato un cane. Era un orribile chihuahua che si credeva un doberman. A Pavlov non piaceva, ma siccome a cane donato non si guarda in bocca, decise di tenerselo. Adesso bisognava trovargli un nome, ma quella specie di topo isterico, con quei due occhi a palla fuori dalle orbite che sembrava Angelino Alfano, era troppo brutto persino per guardarlo in faccia e trovare l'ispirazione. Pavlov ci provò più volte, senza risultato. Poi decise: siccome il cane proveniva dall'allevamento della signora Demon, Crudelia Demon (che non collezionava soltanto animali da pelliccia, ma anche topi di fogna, chihuahua, serpenti e altre bestie schifose), e siccome l'unica cosa che gli ispirava quella bestia era il concetto di piccolezza, decise di chiamarlo Petit: Petit Demon, per l'esattezza. Ma, immediatamente, si rese conto di quanto quella scelta fosse sbagliata: per il principio di Massimiliano e Ciro, che se lo vuoi rimproverare - Massimiliano - prima di finire di chiamarlo il figlio si è dileguato e il rimprovero s'è ammosciato, per lo stesso principio, dicevo, Ivan Petrovič non faceva in tempo a pronunciare il nome del cane che quello era già nello scarico del lavandino e stava per scendere nelle tubature; e poi la targhetta su cui fare incidere il suo nome, con tutte quelle sillabe, per il sorcio isterico sarebbe diventata una specie di armatura da cavaliere medievale. Insomma, dovette ripiegare su un diminutivo servendosi delle iniziali. Lo chiamò piddì.
Ora piddì era completamente cretino, data la quantità di cervello che poteva entrare in quella quantità di scatola cranica, e tendeva sempre a infilarsi in situazioni di pericolo, tipo accompagnarsi a pitbull e altri animali da combattimento. Ma siccome era un cane, e per di più il cane di Pavlov, dopo che una volta era stato schiacciato dai suoi stessi compagni di scorribande, un'altra volta aveva rischiato di diventare una polpetta sotto il peso di un dobermann che ci si era seduto sopra, la terza volta si era trasformato nella fotocopia di se stesso perché un alano non l'aveva visto e ci aveva camminato sopra, in un'altra occasione era finito completamente ricoperto dalla merda di un mastino napoletano che non si era accorto che gli stava passando fra le gambe proprio mentre cagava...alla fine gli scattò l'istinto di sopravvivenza e cioè il riflesso condizionato che gli ricordava di stare alla larga da quei bestioni.
Ecco, il riflesso condizionato è la cosa che distingue i cani cretini dagli uomini cretini, i cani cretini dai dirigenti di partito cretini.
Perché se riportiamo ai dirigenti siciliani di un partito quasi omonimo di piddì, ci accorgiamo facilmente che il riflesso condizionato non c'è e neppure l'istinto di sopravvivenza. Perché se una prima volta te la fai con i padroni e perdi voti, una seconda volta inciuci con gli amici e perdi voti, una terza volta vai al governo con i mafiosi e perdi voti, se fossi piddì avresti l'intelligenza (o anche soltanto il riflesso condizionato e l'istinto di sopravvivenza) di capire che forse devi cambiare strada e cercarti altri compagni di viaggio. Ma sei Pd e non puoi capire e continui a invocare il terzo polo come fosse la madonna.

P.S.: Pavlov, per avere scoperto il riflesso condizionato, nel 1904 ebbe assegnato il Nobel per la Medicina e la Fisiologia, ma - secondo quanto si legge su Wikipedia - pochi sanno di un altro suo importante esperimento "sull'induzione di stati di indecisione nei cani, con cui fu in grado di indurre schizofrenia e stati confusionali nei cani". Riporto le parole dell'enciclopedia online: "Nell'esperimento Pavlov mette il cane di fronte a un cerchio o a un'ellisse, addestrandolo a premere il bottone A se si tratta di un cerchio o B se si tratta di un'ellisse. Successivamente, presenta al cane ellissi sempre più similari a un cerchio. Il cane non riesce quindi più a riconoscere la differenza tra le due figure, e quando sbaglia gli viene inflitta una scossa elettrica. Con questo esperimento studiò l'induzione di stati di indecisione e le varie tipologie della schizofrenia, strettamente connesse con il temperamento dell'animale".
Troppo facile, anche in questo caso, fare delle analogie. Preferisco non infierire.

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