«Voglio che lui senta qualcosa».
Dice così Andrea. Dice che ogni giorno sale sul palco e si mette a parlare a voce alta oppure a cantare, malgrado sia stonato, perché vuole «che lui senta qualcosa». Come si fa con l’amico o il parente più caro, ricoverato in coma in un reparto di terapia intensiva, quando gli parli e gli parli e gli parli perché ti hanno detto che la tua voce e i ricordi possono rianimarlo e tu ci credi, ci vuoi credere, e non te ne importa di passare le ore a parlare da solo come un pazzo se c’è anche una sola, debolissima speranza che lui possa ritornare a vivere.
Anche Alberto ci va ogni giorno, lo accarezza, lo saluta, un po’ sta in silenzio a guardarlo, un po’ gli parla, accende una luce per provare a rianimarlo, per le feste comandate mette gli addobbi come se fosse casa, porta i suoi bambini a trovarlo, come se fosse nonno.
Perché lui è effettivamente casa, nonno, famiglia, l’amico a cui confidi le tue angosce e i momenti di felicità: è quello che capisce sempre ciò che stai provando.
Io ci vado da sola, non riesco a dividerlo con nessuno, con pochissime eccezioni. Ci andavo, in realtà. Ora non ci vado più, come milioni di altre persone. E mi sento molto più sola ora che non ci vado insieme a milioni di altre persone rispetto a quando ci andavo da sola.
Sola. Solo. Solo nei migliori cinema si intitola il video girato dal regista Marco Pirrello in due sale cinematografiche catanesi – di cui Andrea e Alberto sono gestori, padri, figli, fratelli, nipoti – che in meno di dieci minuti mostra tutto lo smarrimento di chi, da marzo di quest’anno che sta per finire, ha dovuto rinunciare a uno degli affetti più cari: lui, il cinema.
Vi consiglio di guardarlo, perché anche questo è un modo per farlo uscire (e per farci uscire) da questo insopportabile e innaturale stato comatoso. Poi magari ci andiamo tutti insieme a trovarlo – lui –, facciamo una bella festa e non sarà più solo, non saremo più soli. E per una volta, forse, non mi incazzerò se durante la proiezione commenterete, chiacchiererete, risponderete al telefono, chatterete, sgranocchierete. Ho detto «forse», eh!
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