mercoledì 12 agosto 2015

Ho il cervello alto


Chiariamo subito un paio di cose: 1) a dare del sessista ad Andrea Scanzi non c'è gusto, tanto se lo dice da sé e francamente non so se non sia meglio uno che ammette il proprio sessismo rispetto ad uno che si proclama femminista e tratta la propria compagna come si trattavano i neri nelle piantagioni di cotone; 2) a me le infradito piacciono, mi sono sempre piaciute: mi piacevano quelle che una volta si trovavano solo a Positano, essenziali e raffinatissime nella loro semplicità, due striscette a croce latina e il cinturino dietro, a terra che più a terra non si può.
Però su una cosa, se la mettiamo solo sul piano estetico, Scanzi ha ragione: le infradito su un piede brutto fanno schifo. E infatti io, che ho dei piedi orribili, mi limito a guardarle in vetrina - sbavando, lo ammetto - e non le ho mai portate se non, al mare e da bambina, quelle di gomma da trecento lire che nei primi giorni ti procuravano piaghe che manco in guerra e, quando ti eri abituata, sbullonavano costringendoti a trascinarle come se ai piedi avessi un paio di pattine.
A Scanzi, d'altra parte, bisogna riconoscere che riserva lo stesso trattamento ai maschi in ciabatte in città: che fanno schifo come la canottiera di Bossi o come lo spacco del culo - maschile o femminile, magro o lardoso - che sgorga dai pantaloni a vita bassissima come la lava dal vulcano.
Invece, sul tacco basso e sui sandali alla francescana (che secondo lui sarebbero "anticoncezionali" - e a ben guardare non sarebbe poi così male - ma forse voleva dire anticopula) non sono d'accordo. Perché, come sempre, bisogna fare dei distinguo: io, che sto in fissa con le scarpe basse e le porterei anche a una cena di gala se solo fossi solita frequentare le cene di gala, sono alta un metro e uno sputo e sono convinta che se mi mettessi a camminare sui trampoli oltre che sembrare un patetico clown e oltre che fare un torto alle mie caviglie, lo farei anche alla mia figura che mi dicono essere - pur nella categoria lillipuziana - abbastanza armoniosa.
Detto ciò, dal piano estetico passo a quello razionale e gli dico altre due cose: 1) le scarpe basse - Scanzi se ne faccia una ragione - sono comode e siccome le donne, che gli piaccia o no, non sono manichini da esporre dietro la vetrina di un negozio ma corrono dalla mattina alla sera per stare dietro al lavoro, ai figli, ai compagni, ai cani e ai gatti, rivendico per la categoria il diritto a camminare pure scalze e pure con dei piedi orribili come i miei; 2) non me la prendo perché so che la sua era una provocazione estiva e perché Andrea Scanzi ha un merito - per me irrinunciabile - che la gran parte dei giornalisti non ha e cioè quello di scrivere bene in Italiano e dunque, come Virna Lisi, con quella penna può dire (quasi, non esageriamo) ciò che vuole, però se per venirgli voglia di scopare ha bisogno di vedere una bambola gonfiabile issata su un tacco 12, sta messo male. Per quanto mi riguarda (e lui, consapevolmente affetto dalla mia stessa malattia, mi perdonerà la presunzione), io preferisco sedurre un uomo perché ho il cervello alto.

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