Renzi è il classico tipo che mi
dà sui nervi prima ancora che apra bocca, a prescindere, è una specie di
Frankenstein a metà fra Grillo e Berlusconi, lo vedrei bene con il berrettino
rosso e giallo in testa a distribuire beveroni per cerebrolesi, però no, la
lupara bianca no. Nemmeno per scherzo.
Non
è la prima volta che Beppe Grillo in campagna elettorale "alza i
toni" per fare audience - che, in questo caso, significa anche percentuali
di voto - usando termini che attengono alla mafia.
Non
m'importa che siano - come ha tentato di giustificarsi - espressioni inventate
dai giornalisti: mi importa, mi fa male, mi fa incazzare come una jena che la
mafia e le azioni della mafia vengano usate per fare colpo sull'elettorato e
soprattutto mi fa imbestialire che vengano usate come boutade da cabaret.
L'ultima
volta in Sicilia il grillo parlante è venuto a spiegarci che la mafia non
strangola le sue vittime e lo Stato invece sì; adesso ci viene a dire che Renzi
perderà le elezioni e svanirà nel nulla proprio come alcuni morti ammazzati per
mano mafiosa.
No,
Grillo, non te lo permetto. E se anche non avessi altre mille ragioni per non
votarti (perché sei un fascista, perché sei un qualunquista, perché - a quanto
pare - saresti anche un evasore fiscale e per me gli evasori fiscali sono da
considerarsi al pari dei mafiosi, cioè merde), questo tuo scherzare sulle
questioni di mafia, questo usarla con leggerezza per le tue battute da guitto e
dunque minimizzarne la gravità sarebbe già sufficiente per mandarti dove tu
mandi tutti gli altri.
Perché,
sai, io in questa terra di mafia ci vivo: io sono quell'impasto informe di
pianto e di rabbia che si ripresenta ogni volta che un giudice salta in aria o
che un bambino viene sciolto nell'acido; io sono questa terra violentata
costretta ad allontanare i suoi figli per tutelarli da forme moderne di tratta
degli schiavi; io sono il respiro affannoso e il sangue alla testa ogni volta
che qualcuno si rivolge a un "amico" per ottenere un favore, perché
so che ogni favore ottenuto è la strage di mille diritti; io sono l'apnea quotidiana
delle sabbie mobili di chi vive in una regione dove non hai scampo perché la
mafia è al bar, in panetteria, nello stabilimento balneare, sul marciapiedi,
nello stessa frazione di secondo in cui ci sono io.
E
io nemmeno per scherzo e nemmeno a un mafioso augurerei di finire per lupara
bianca.
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