A volte incontro una canzone.
Beh, certo,
nella mia vita non è una cosa strana: a casa c'è una radio costantemente accesa
che scandisce le mie giornate; di domenica entra in scena il giradischi con il
rito della pulizia del disco e della misurazione millimetrica del punto esatto
su cui adagiare la puntina; se sono fuori, c'è l'ipod che mi accompagna.
E' stato lì
che ci siamo incontrate, nell'ipod: mi ha sorriso, mi ha salutata, mi ha
chiesto come sto. E come sto? Sto esattamente come dici tu. Che me lo chiedi a
fare. Altrimenti non saresti qui.
Già - mi dice
-, hai ragione: arrivo quando ce n'è bisogno, come il genio della lampada.
Sì, lo so, non
è normale, chiamate pure la neuro, ma io con le canzoni ci parlo. Grandi
chiacchierate sugli amori perduti, sul senso profondo della vita, sui sogni ad
occhi aperti.
Di solito, non
la scelgo io la canzone con cui parlare: è lei che sceglie me, senza bisogno di
sfregare l'ipod. Scorrono l'una dietro l'altra e all'improvviso - pouf! - viene
fuori lei, quella giusta per quel preciso momento, pronta ad ascoltarmi, a
condividere i miei pensieri, ad assecondare i miei desideri, perfino a mettermi
sul suo tappeto volante e portarmi proprio lì dove una volta è successa quella
cosa che vorresti rivivere esattamente allo stesso modo.
C'è solo un
problema, anzi due: le cose non tornano e la canzone dopo quattro minuti
finisce.
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