Vorrei provare
a mettere in fila i fatti degli ultimi due mesi. Mi perdonerete se mi scapperà
qualche opinione. Del resto, un blog serve anche a questo. E mi perdonerete se
provo a diluire l'incazzatura nell'ironia e anche in un po' di qualunquismo.
Dunque, circa due mesi fa un gruppo di
intellettuali pieni di soldi e privilegi, alcuni dei quali dipendenti del
signor De Benedetti, lanciò un appello per una lista di sinistra alle elezioni
europee. Nell'appello però la parola sinistra appariva solo due volte: una per
dire che gli eventuali eletti siederanno nel gruppo GUE-Sinistra unitaria
europea e l'altra dove si affermava l'intenzione di presentarsi con una
"piattaforma di sinistra alternativa e di rottura". Col senno dei due
mesi dopo, forse intendevano rottura della sinistra.
Io fino a un certo punto quell'appello mi sono
rifiutata di sottoscriverlo perché c'era una frase che mi faceva schiumare di
rabbia: quella in cui si affermava che non potessero essere candidati coloro
che hanno avuto "incarichi elettivi e responsabilità di rilievo
nell’ultimo decennio". In pratica gli intellettuali grandi difensori della
Costituzione privavano alcuni cittadini del diritto costituzionale
all'elettorato passivo. Roba che - per dire - manco a Totò Riina.
Insomma arrivò il momento di decidere sul
simbolo di questa lista il cui leader, Alexis Tsipras, aveva posto come
pregiudiziale della sua leadership che fosse assolutamente inclusiva di tutte
le forze della sinistra, partiti e società civile. Dove stava il trucco (uno
dei tanti)? Che, per dire la tua sul simbolo, il passaggio obbligato era di
aderire all'appello: cioè anche a quella fitinzia
di frase che colpevolizzava alcuni soltanto per avere esperienza politica. Ho
ingoiato un rospo delle dimensioni di un bue e ho firmato. Per trovarmi con
stupore davanti alla possibilità di scegliere fra quattro tappi della Coca
Cola, in nessuno dei quali - indovinate un po'! - appariva la parola
"sinistra".
Ora il problema è che a me la Coca Cola fa
schifo sia come bevanda che come progetto politico e però/perciò loro, democratici(cristiani),
ti lasciavano non la possibilità di proporre un simbolo alternativo o delle
modifiche, ma quella di esprimere una quinta opinione: un quinto pallino su cui cliccare, chiamato "non
voto". Praticamente l'apoteosi, la quintessenza, l'orgasmo a stantuffo, il
geyser dell'ossimoro: insomma, ho votato "non voto". Ma porc....!
Da quel momento, come il coniglio di Alice, gli
autoproclamati saggi hanno cominciato ad avere una fretta indiavolata: mezza giornata
per votare questo, mezza per votare quello, un paio di giorni per proporre le
cosiddette candidature dal basso (un "pacco" degno di Nanni Loy: o
erano finte candidature dal basso indicate da manovratori romani oppure non ti
si filavano di striscio), un altro paio per mettere a punto le liste.
Risultato: la gatta frettolosa e i saggi scriteriati hanno generato e partorito
un gattino cieco, zoppo e rachitico che rischia di morire altrettanto in
fretta.
La società civile che si contrappone alla società
buzzurra (i partiti) ha riversato tutto il suo livore anticomunista su un unico
partito - il mio, l'unico i cui candidati non sono stati accettati -,
scaricando i comunisti e caricando una signora che se ne va in giro per le
manifestazioni dei fascisti di Giorgia Meloni. Ora io non sono così scema da
pensare che se i Comunisti italiani non andranno a votare la lista passerà dal
7,5% del sondaggio (non vorrei fare l'uccellaccio del malaugurio, ma Rivoluzione
civile era data all'8 e s'è visto com'è finita) all'1,5: so però che ciascuna
delle "forze" che fanno parte di questa coalizione di sinistra oltre
l'1%, a voler essere ottimisti, da sola non va e che anche tutti insieme
comunque - come dovrebbe averci dimostrato l'esperienza - se abbiamo una buona
dose di culo forse arriviamo al 4,1, il minimo indispensabile per superare la
soglia di sbarramento. Buon senso e saggezza avrebbero voluto che si facessero
follie per tenere tutto insieme e non per dividere, creare tensioni, provocare
delusione, sfiducia e scoramento perché ogni voto perso è un passo verso il
baratro. Ma davvero pensavamo che gente abituata a scrivere e vivere su otto
strati di morbidezza si preoccupasse di fare di tutto per rendere vincente una
vera lista di sinistra a tutela di quelli che non solo non hanno privilegi, ma
nemmeno diritti?
A questo punto confesso che non sono più sicura
di quello che ho scritto qualche giorno fa in un altro pezzo che si chiamava
esattamente come questo: mancava solo il due perché era l'1, ma non c'era
nemmeno l'1 perché francamente in cuor mio avrei fatto volentieri a meno del feuilleton.
Avevo scritto che io comunque, malgrado
tutte le delusioni, avrei fatto campagna elettorale, sarei andata a votare e
avrei votato per Tsipras. Confermo, ma solo due su tre: a meno di diventare
pazza dopo quasi quarant'anni di onorata carriera di elettore, è quasi certo
che andrò a votare perché sono convinta che astenersi vuol dire votare per gli
altri ed è quasi certo che voterò per un candidato di sinistra della lista
Tsipras: non foss'altro che per non fare il gioco di quanti puntavano a fare
ancora una volta la sinistra a brandelli per convogliare voti sul partito
alleato della destra, che al momento delle elezioni si spaccia per sinistra. Ma
la campagna elettorale, no, non potete chiedermelo: non ne ho voglia. Magari poi mi passa, ma per ora non ne ho voglia.
Quanto a voi, miei cari venticinque lettori/elettori,
votate chi cazzo vi pare. Due.
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