martedì 4 marzo 2014

L'e-Fato


Si vede che sto diventando vecchia. Da qualche tempo, ogni volta che infilo una mano nel sacco dei ricordi ne viene fuori uno che non ricordavo, nitido come fosse ieri.
L'ultimo è saltato fuori poco fa. Sarà trascorsa una decina d'anni: a un certo punto nella posta elettronica trovai un'email molto garbata di un signore che si scusava per avermi disturbato involontariamente perché, a quanto pare, dal suo indirizzo di posta elettronica era partita una mail al mio indirizzo. Gentile e autoironico ("ho chiesto a mia madre se per caso fossi sonnambulo"), sicché io - pur non essendo solita accettare caramelle dagli sconosciuti - decisi di rispondergli. Trovammo una serie di punti comuni - io siciliana, lui milanese ma di genitori siciliani; io giornalista, lui giornalista; lui scrittore, io scrittora (di scarsa fama e scarso talento) - e diventammo amici di tastiera. Erano anni che non veniva in Sicilia e non ne voleva sentire: storie di parenti serpenti che lo avevano disgustato, però lo convinsi ad allungare il suo viaggio - che avrebbe dovuto fermarsi più o meno ad Eboli - per venire anche qui a presentare il suo ultimo romanzo. Qualche tempo dopo comprò casa alle pendici dell'Etna e da allora è lì che abita.
Poco fa il mio amico mi ha invitato a un reading del suo ultimo libro nell'ambito di una serie di incontri dedicati a "scrittori siciliani": ha scritto proprio così e non nego di aver provato una certa emozione. Non so come si ami un padre, ma so come si ama una madre: ci litighi a sangue tre volte al giorno prima dei pasti, ma non puoi farne a meno. La Sicilia è mia madre e sono contenta che Raffaele sia mio fratello.
"Io, il Destino. Io, il Caso. Io, Dio", avrebbe detto Tony Sperandeo ne "Il 7 e l'8": beh, dio magari no (non ho il piacere e vivo benissimo senza), ma certamente devo dire grazie al Fato che ci ha fatti incontrare e che lo ha fatto diventare "scrittore siciliano". Elettronico, ma pur sempre Fato: l'e-Fato.

2 commenti:

  1. Guarda che mi avevi scritto una mirabile recensione de " Il mio amico Abdul" su "Il manifesto". Non fare la modesta!

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