martedì 25 ottobre 2011

Galli da combattimento

Posso dire una cosa anch'io? Mi sono stufata e mi sento offesa da tutti coloro che si sentono offesi dalla cosiddetta risata di Sarkozy e si riempiono con virile e militaresco orgoglio la bocca, la mente e il petto di parole e concetti come patria e onore.
Io semmai mi sento offesa dal fatto che abbiamo un presidente del consiglio che attira su di sé - e, dunque, purtroppo, per la proprietà transitiva anche su di noi - la derisione del mondo e che possa essere oggetto di derisione persino da parte di uno come Sarkozy.
Dopo di che, ci sono due o tre cose che mi provocano il disgusto per come tutta questa faccenda è stata gestita.
La prima: è probabile che sia stata una mia distrazione, ma ho la sensazione di aver sentito sulla vicenda soltanto pareri maschili, come se il contenzioso riguardasse due galli da combattimento, il gallo della Gallia e il verdoniano Gallo Cedrone, e come se fosse che al primo gli italici "viri" - sentendosi vicini a B. per solidarietà di genere - non perdonassero di essere riuscito, malgrado l'età non più giovane, addirittura di procreare (ulteriore segno di virilità), mentre a quell'altro ormai gli sta su solo con il lievito Bertolini.
La seconda: ancora una volta le donne non contano, anche se si tratta del fin troppo cazzuto capo di una delle più potenti cancellerie del mondo. Altrimenti non si spiega perché si parli della cosiddetta risata di Sarkozy (ci tornerò sulla cosiddetta risata), fingendo di ignorare che a quella conferenza stampa durante la quale i giornalisti chiedevano conto dell'incontro con il premier italiano c'era anche Angela Merkel e che il presidente francese e la cancelliera tedesca hanno avuto la stessa reazione.
La terza: quando si dice manipolare l'informazione negando persino l'evidenza. In pratica tutti parlano del famoso video della conferenza stampa di Merkel e Sarkozy, ma ho il sospetto che nessuno l'abbia visto e men che meno sentito e la quasi certezza che tutta la stampa nazionale stia giocando molto sull'equivoco. A partire, appunto, da quella cosiddetta risata di Sarkozy che non era affatto una risata. Le cose, in estrema sintesi, sono andate così: la giornalista ha chiesto ai due se fossero rassicurati dal colloquio con Berlusconi sulla capacità dell'Italia di uscire dalla crisi e fare le riforme, i due si sono guardati scambiandosi un sorriso imbarazzato per la serie "e ora che cazzo gli raccontiamo?" (semmai il punto è proprio questo: che due a quel livello non potevano non aspettarsi quella domanda e farsi cogliere impreparati, ma avrebbero dovuto ingoiare un manico di scopa e dare di quelle risposte in cui danno il meglio di sé, dicendo tutto e il contrario di tutto) ed è stato in quel momento che è esplosa la risata, non di Merkel e Sarkozy, ma dei giornalisti di tutto il mondo. Dopo di che Sarko si è ripreso e ha recitato la formula di rito: "Confidiamo sul senso di responsabilità dell'insieme delle autorità italiane, politiche, finanziarie ed economiche". E, anzi, volendo analizzare con attenzione parole, sguardi e gesti, proprio in quell' "insieme delle autorità..." si potrebbe cogliere un appello a tutti gli altri, perché lo tengano d'occhio.
La quarta: ancora una volta si è voluto cercare un "casus belli" per spostare l'occhio di bue ai lati della scena. Perché ieri tutti parlavano di questo presunto affronto all'italianità da lavare con il sangue proprio mentre al centro della scena si svolgeva un consiglio dei ministri in cui come sempre Berlusconi e Bossi si tenevano reciprocamente per le palle: il primo in quanto proprietario della Lega (per averla riempita di soldi e garantita con fidejussioni) e persino del suo simbolo, il secondo con il solito minuetto "stacco la spina/non stacco la spina" i cui effetti sono, rispettivamente, crescita di elettori e crescita di denaro nelle casse leghiste. Uno spettacolo che ti fa solo venire da piangere, perché sai che il tuo Paese è nelle mani di questi delinquenti e che non se ne uscirà mai perché non c'è nessun garante della Costituzione che si alzi dalla sua sedia per andarli a prendere a ceffoni.
E torno alla cosiddetta risata. Ebbene sì, lo confesso: nel momento in cui è esplosa la risata (vera) della stampa internazionale, nello stesso identico istante anch'io sono scoppiata a ridere. Ma la risata non sempre è sinonimo di divertimento: a volte può anche indicare disperazione. Chi di noi non ha sguinzagliato una risata di fronte alla morte delle persone più care (del tuo Paese, della democrazia), un istante prima che un dolore insostenibile rischiasse di fargli esplodere il cuore?

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