lunedì 17 ottobre 2011

Black-bloc di lotta e di governo

Identikit del black-bloc/tipo. Quando non è un infiltrato dei servizi segreti - e non è necessario essere malati di fantapolitica e fantapolizia per affermarlo, ma è sufficiente ripescare dalla memoria gli ultimi quarant'anni di vita italiana -, comunque funzionale a uno stato golpista che usa ogni mezzo e ogni "scusa" per reprimere il dissenso, di solito il black-bloc di casa nostra è un rampollo di cosiddetta buona famiglia (quelle, cioè, dove succedono le peggio cose): padre inetto che non ha mai lavorato un giorno preferendo ciondolare, madre stronza con la puzza sotto il naso che non se l'è mai filato, un parente nazista, un altro ufficialmente imprenditore in realtà prestanome di mafiosi. Più che un giovane giustamente indignato per la mancanza di lavoro e di prospettive, è un perenne quindicenne affetto da mal de vivre; di più: terrorizzato dalla vita, incazzato nero forse con se stesso, che sfoga la sua rabbia e la sua frustrazione prendendo a pugni il mondo e veste rigorosamente in nero. Come gli emo, come la morte, come i fascisti.
In fondo, a ben riflettere, è preoccupato solo dai problemi suoi, come quell'altro eversore che non spacca le vetrine ma ha spaccato la Costituzione italiana e ambisce ad assaltare il Palazzo di Giustizia di Milano e a imporre leggi restrittive della libertà altrui e della libertà di informazione pur di garantire la propria libertà a violare quotidianamente la legge.
Non ho sentito una parola, dopo la diffusione dell'ultima terrificante intercettazione di una telefonata di Berlusconi con Lavitola, nella quale appunto il sedicente premier affermava di voler fare "la rivoluzione" (facendo confusione sui termini, perché quello che vuole fare lui si chiama colpo di Stato), non ho sentito nemmeno un alito, nemmeno un sospiro angosciato da parte di chi dovrebbe essere il garante della Carta costituzionale: nemmeno un piccolo richiamo al black-bloc di governo. Ho sentito, invece, una delle tante cazzate senza rete, voce dal sen fuggita, che di tanto in tanto si sottraggono al controllo del cervello di Antonio Di Pietro, in fondo visceralmente reazionario, che vorrebbe ripristinare la legge Reale, una delle più liberticide della storia dell'Italia repubblicana, per rispondere alla violenza dei black-bloc: nei fatti creando uno strumento di processo alle intenzioni che consentirebbe l'arresto preventivo magari di attempati signori e signore che pensano di andare ad una manifestazione per protestare contro il fatto che loro non hanno più una pensione e che i loro figli non ce l'avranno mai. Di Pietro, che tutto sommato è un brav'uomo (ma non è e non è mai stato di sinistra sebbene esista proprio grazie ai voti di quelli che lo credono di sinistra), è però uno a cui non basta aver fatto già delle cazzate per fermarsi a riflettere sui propri errori. No, lui continua a reiterare le cazzate favorendo il peggio della politica italiana. Come quando ha candidato Domenico Scilipoti, ginecologo e agopuntore di Barcellona Pozzo di Gotto, il comune messinese punto di snodo della mafia siciliana. Ora, a parte che sarebbe bastato avere un po' di "occhio clinico" (e non necessariamente quello di Cesare Lombroso) per rendersi conto del personaggio, per di più Di Pietro sembra fosse stato avvertito che già all'epoca della candidatura Scilipoti aveva guai con la giustizia. Ebbene: Scilipoti, eletto grazie a Di Pietro, ha consentito al golpista Berlusconi di continuare a sfasciare l'Italia e poi si è mostrato allegramente in giro con il golpista Gaetano Saya che gli ha persino proposto di diventare il presidente del suo partito nazista. E siccome pareva brutto non essere diabolici nella perseveranza, oggi Di Pietro - con la sua proposta di riedizione della legge Reale - lancia un assist ad altri due fascisti liberticidi: felice il ministro Maroni che così potrà sparare sui manifestanti (magari evitando di colpire i black-bloc e mirando invece a qualche ragazzina inerme: "atto di strategia della tensione, un omicidio deliberato per far precipitare una situazione e determinare una soluzione involutiva dell'ordine democratico" definì l'ex presidente della Commissione stragi, Giovanni Pellegrino, l'omicidio di Giorgiana Masi, assassinata dalla polizia durante una manifestazione il 12 maggio 1977, ministro dell'Interno Francesco Cossiga); felice il fascista Alemanno, per grazia ricevuta sindaco di Roma, che in questo momento gode come il topo nel formaggio della propria ordinanza che vieta per un mese manifestazioni per le vie della Capitale. L'unica in programma, al momento, era quella del 21 ottobre indetta dalla Fiom: cioè il solo sindacato (almeno nell'ambito della "triplice") che non abbia abdicato al suo ruolo di difesa dei diritti dei lavoratori. E basterebbe questo a capire che l'obiettivo non sono i violenti, ma i lavoratori.
Quanto ai black-bloc - sia quelli di lotta che quello di governo -, forse per loro sarebbe sufficiente un bravo psicoanalista. O, in un caso limite (nel caso limite), di uno psichiatra che potrebbe disporre anche un trattamento sanitario obbligatorio.

2 commenti:

  1. Non sono del tutto d'accordo. Innanzitutto il nero è stato negli anni anche il colore dell'anarchia ed è a questo probabilmente che i novelli "autonomi" si ispirano. Ma entrando nel merito ritengo che un'analisi più approfondita vada fatta. Probabilmente è vero che fra quelli che si definiscono "black blocks" (odio questo termine) ci siano infiltrati della Polizia e dei Servizi (una foto starebbe pure a dimostrarlo), fascisti (certificato dalle bandiere tricolori spuntate al Colosseo) e, sicuramente, falangi delle curve da stadio (ACAB è un loro prodotto, no?). Ma è anche vero che in mezzo ci sta gente veramente incazzata la cui miopia è quella di non capire che si fa il gioco dei padroni economici e politici. Sul sito di Repubblica oggi c'è un video di una ragazza che l'intervistatrice si ostina a definire "black block", mentre lei continua a ripetere: "chiamatemi come volete, io sono una cittadina incazzata"; e non si tratta di una figlia di papà bensì di una ragazza madre, con un figlio piccolissimo, senza lavoro e senza nessuno che badi a suo figlio. Ad un certo punto ha detto una cosa che io penso da anni. Parafrasando: "ci siamo rotti di vedere le manifestazioni che dovrebbero essere incazzate e invece la gente balla e fa girotondi......", come darle torto?

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  2. E poi c'è un'altra cosa. Ho sentito le varie affermazione di Diliberto in merito a com'era bello, com'era sano, com'era indispensabile e giusto il vecchio servizio d'ordine del PCI. Siamo alle solite; così non ne usciamo. Perché non si riesce a capire che i movimenti di oggi (indignati 2011, arancioni a Milano 2011, viola 2010, girotondi...bò un secolo fa!) non solo il servizio d'ordine non lo vogliono, ma è pure lontanissimo dalla loro logica? Il servizio d'ordine era il frutto maturo (a volte un po' marcio) di una logica che vedeva il partito come avanguardia di un movimento che doveva difendersi si dall'esterno, ma anche dall'interno (ed infatti Oliviero vede il servizio d'ordine proprio in questa funzione) e quindi adoperava un rigido servizio d'ordine. Chi erano quelli che avevano i più robusti S.d'O.? Il PCI anzitutto e poi, guarda caso, AVANGUARDIA OPERAIA (la chiave inglese, quella bella grande, assurta a simbolo) ed MLS (famosi anche a Catania i manici di piccone usati come supporto per le bandiere!!). Guarda caso quelle organizzazione che più intendevano il partito come avanguardia (molto avanti) di una classe operaia che stava un po', non dico molto, dietro. Comunque c'era un progetto, un'idea di cui essere avanguardia. Oggi l'avanguardia non esiste più, sono più avanti i movimenti dei precari, i sindacati di base rispetto ai partiti e/o partitini che vorrebbero rappresentarli. E quindi niente logica dei S.d'O.
    Intendiamoci, non è che non veda l'esigenza di una gestione di ciò che si muove all'interno dei movimenti (non parlo di strumentalizzazione), ma il fatto è che mi sembra manchi proprio il raccordo con queste costellazioni di movimenti che, d'altra parte, non hanno nessuna voglia di essere rappresentate. Tutto è magmatico, in formazione, fluido (non voglio usare l'aggettivo peggiore: liquido). Pensare a Servizio d'Ordine come rimedio è come la storiella del pazzo che, mentre tu gli indichi la luna, lui guarda il dito...........

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