giovedì 30 dicembre 2010

Incontri

Quando perdi irrimediabilmente qualcuno, ti capita di cercarlo nei volti o nell’andatura di persone vagamente somiglianti e inconsapevoli di essere scrutate: nel tentativo di trovare in loro un tratto somatico carico di affetto. Io ne ho perdute due nelle stesse ore, circa nove mesi fa, e da allora non ho smesso di vedere dei sosia ad ogni angolo di strada, consapevole che si trattasse soltanto di un mio bisogno di rinfocolare un ricordo. Anche se certe persone ce le hai marchiate a fuoco nel cuore e nella mente e incontrare qualcuno che gli somigli alla lontana serve solo a ricordarti che te le ricordi in ogni istante della tua vita - ad ogni passo che fai, mentre mangi, mentre piangi o mentre ridi e persino mentre dormi -, e a rendere immortale il dolore, in maniera inconsapevolmente volontaria.
Zina è una delle due persone che ultimamente incontro dappertutto. Di solito so bene che un profilo o un taglio di capelli simili sono, appunto, soltanto simili e incarnano il desiderio di vederla ancora. Qualche sera fa, però, mi veniva incontro una signora che le somigliava più delle altre e, man mano che si avvicinava a me, le somigliava sempre di più. Lacerata, il mio brandello razionale mi spiegava che era impossibile che fosse lei mentre l’altro le gridava: “Ehi, non mi riconosci? Perché non mi avvolgi in uno dei tuoi sorrisi contagiosi?”
Ho affrettato il passo, ho quasi sfiorato la sua spalla con la mia e mi sono allontanata pressoché correndo, mentre l’asfalto per le mie gambe diventava burro fuso.

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