giovedì 29 agosto 2013

La forza del destino

E' ufficiale: nell'estate 2013 vanno di moda le figlie. Dopo quella di Totò Riina, intervistata da una tv svizzera al solo scopo di magnificare le doti di buon cristiano e onorare l'uomo d'onore come da comandamento divino, oggi a esternare è la pargola diciassettenne di Matteo Messina Denaro, latitante da vent'anni. Concepita, come si conviene ad ogni figlio di madre illibata, per virtù dello spirito santo, la ragazzina - secondo l'Espresso - oggi fa "una scelta rivoluzionaria" chiedendo alla madre di vivere lontano dai familiari del padre. Bene, direte. Sì, ma c'è qualcosa che non quadra. Perché a un certo punto l'adolescente figlia di boss (a proposito: "figlio di boss" credo che potrebbe essere un insulto molto migliore del più diffuso e maschilista "figlio di puttana"), parlando del padre ma senza nominarlo, afferma: "Quanto vorrei l'affetto di una persona e, purtroppo, questa persona non è presente al mio fianco e non sarà mai presente per colpa del destino...". Ah, ora si chiama destino? Il fatto che tuo padre sia un bastardo pezzo di merda che ha ucciso tante persone quante in una guerra si chiama destino? Il fatto che non lo arrestino perché forse non lo vogliono arrestare si chiama destino? Ascolta, ragazzina: non so cosa ti abbia raccontato tua madre per giustificare il fatto che tuo padre il modo per materializzarsi - il tempo di farsi una scopata - lo ha trovato circa 18 anni fa e poi non ha fatto niente per starti vicino, ma qui il destino non c'entra niente. Come non c'entrano niente, del resto, né il destino né le presunte divinità nelle scelte degli uomini. A meno che la tua non sia la solita sceneggiata per avvalorare la tesi che tuo padre - perseguitato dallo Stato - chissà dove si nasconde e invece (magari, forse, probabilmente, ma io sono malpensante e non faccio testo) vive comodamente e indisturbato insieme a tutta la famiglia in una lussuosa villa costruita con il traffico di droga.

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