sabato 17 agosto 2013

A Sharm come nella casa del Grande fratello

C'è - come in ogni tragedia - un aspetto divertente anche in questa guerra egiziana che uccide migliaia di persone e infligge ferite forse non sanabili a biblioteche cariche di storia. E' la prigionia dei forzati della vacanza: gli italiani medi e mediocri, quelli che Sharm El Sheik la chiamano confidenzialmente Sharm per fare capire che ci vanno con la stessa frequenza con la quale io vado da Catania ad Acicastello. Prima la Farsesina ha cominciato a dirgli di non allontanarsi troppo; ora gli hanno spiegato che è meglio se restano chiusi nei resort. Come in una sorta di contrappasso dantesco, ominicchi e donnicciuole da film dei Vanzina, che non vedono al di là del loro villaggio turistico e ai quali della biblioteca di Alessandria non importa una mazza, sono condannati al Grande fratello: segregati nella "casa" per accedere alla quale si sono indebitati per i prossimi undici mesi, al termine dei quali andranno nuovamente a chiedere un prestito ad una finanziaria per recarsi ancora una volta a "Sharm" del quale forse non sanno nemmeno che si trovi in Egitto. Perché lo charme di "Sharm" è "Sharm", capitale della burinitudine, e chi se ne frega se Al Cairo la gente muore a grappoli. C'è una cosa che non mi è chiara, però, essendo una che va solo da Catania ad Acicastello: quando sarà il momento di ripartire, essendo sconsigliato tassativamente di uscire dal resort, l'aereo atterrerà direttamente sul villaggio turistico e se li riporterà in Italia ancora in costume da bagno?

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