mercoledì 1 febbraio 2012

E ci voleva una Commissione?

Alcuni mesi fa la Corte dei conti richiamò la regione Sicilia per i costi della formazione professionale, il governatore Raffaele Lombardo - e questa fu la cosa più divertente - cadde dal pero, si affrettò a precisare che questo non era dovuto alla gestione dell'assessore Centorrino (cosiddetto tecnico di area Pd), aggiunse che questa situazione era stata ereditata dalle passate gestioni e istituì un'apposita commissione incaricata di indagare sulla gestione del settore, presieduta da Filippo Panarello (un altro Pd).
Ora, a parte che Lombardo, notoriamente, non è che non ci fosse anche prima, quando era culo e camicia con il suo predecessore Totò Cuffaro, e a parte che comunque ormai è al governo della Sicilia da oltre tre anni e quindi avrebbe anche potuto accorgersene senza aspettare i rilievi dei giudici contabili, comunque adesso la Commissione ha finito il suo lavoro, che...no, non ha riservato alcuna sorpresa, almeno a quelli che non si sono foderati occhi, orecchie e cervello di prosciutto.
E allora vediamo: la spesa per la formazione, fra il 2004 e il 2011 (cioè fra Cuffaro e Lombardo) è aumentata notevolmente e oggi è di circa quattrocento milioni di euro, senza contare i soldi arrivati dai fondi europei. Le persone che ruotano intorno a questa macchina da soldi e da voti (l'indagine - ma va?! - parla di assunzioni pilotate da politici e burocrati soprattutto in prossimità di consultazioni elettorali) sono poco meno di novemila, cioè il 46% del totale - secondo quanto riferisce l'agenzia Ansa - "dei dipendenti attivi nel resto del Paese" e il triplo della regione Lombardia, che però ha il doppio degli abitanti della Sicilia e in percentuale circa la metà di giovani disoccupati. Fra gli "insegnanti" dei corsi di formazione c'è gente che ha fatto soltanto le scuole elementari (e, dunque, non escluderei che fosse già nel vortice dell'analfabetismo di ritorno) o al massimo si è spinto fino alla terza media (soltanto il 34% dei formatori ha un diploma di laurea). Per finire, spesso i fondi pubblici vengono assegnati ad enti fantasma o quasi, dal momento che non hanno una sede, e non vengono effettuati controlli sull'efficacia dei corsi.
Se non fosse chiaro, i commissari spiegano che "E' stato costruito un sistema fondato sulla crescita esponenziale della spesa pubblica indirizzato a creare posti di lavoro, a prescindere dalle esigenze effettive dell'utenza e dalla qualità del servizio". E ci voleva una commissione speciale per dirci che in Sicilia vige il clientelismo?
Comunque sia, adesso, per rispetto alla trasparenza e a tutti i siciliani costretti ancora ad emigrare perché qui non vale la laurea ma la capacità di mettersi ad angolo retto, sarebbe carino se i commissari ci dicessero anche se il loro lavoro ha avuto un costo e perché la Commissione - istituita all'Assemblea regionale siciliana nel giugno scorso "per la durata di mesi tre al fine di consentire al Parlamento di acquisire gli elementi necessari di conoscenza delle attività connesse alla formazione professionale" - di mesi ne abbia impiegati quasi il triplo. E che stilassero un elenco completo degli enti che hanno avuto contributi senza averne diritto, degli ignoranti chiamati a insegnare senza titolo e soprattutto dei politici che su questo sistema hanno costruito grattacieli di fortune elettorali.

Nessun commento:

Posta un commento