mercoledì 3 agosto 2011

L'assassino è a Detroit

Oggi alcuni giornali l'hanno messa fra le brevi, come si fossero assuefatti alla disperazione per la perdita del lavoro, come se ormai fosse una non notizia. Marchionne ha colpito ancora, ma siccome una coscienza non ce l'ha non possiamo fare il conto di quanti morti o aspiranti tali ha sulla coscienza. Ma prima o poi qualcuno questo conto dovrà presentarglielo.
L'ultimo della lista è un uomo di 44 anni, sposato e padre di due ragazzini, operaio della Fiat di Pomigliano d'Arco, in cassa integrazione da troppo tempo - oltre un anno e mezzo - perché un'ulteriore proroga non gli facesse saltare i nervi. Quando gli è arrivata la lettera con la comunicazione, si è chiuso in bagno e si è tagliato le vene. Insano gesto, dirà qualcuno, gesto di follia, momento di irrazionalità, eppure chissà quanto ci aveva pensato e ragionato. Un anno e mezzo a lavorare un giorno sì e tre giorni no, una settimana sì e tre settimane no, a sentirti un parassita, un essere inutile, ad avere vergogna - come fosse colpa tua - a guardare i tuoi figli negli occhi, a dovergli dire di no se ti chiedono i soldi per la pizza o il cinema, ci pensi tutti i giorni che prima o poi la fai finita, odi quel letto in cui sei costretto a crogiolarti come se fossi un riccone in vacanza e però quel materasso è il tuo unico rifugio, il tuo rifugio e il tuo carnefice, dove i pensieri ti mettono le mani intorno al collo e stringono forte.
Ci pensi, ci pensi sempre più spesso, ci pensi ogni giorno, il pensiero diventa ossessivo. E chissà da quanto ci pensava Agostino Bova, l'operaio licenziato un anno e mezzo fa dalla Fiat di Termini Imerese, che la settimana scorsa ha assassinato la moglie, ha tentato di uccidere la figlia e poi si è suicidato.
Ci pensi, ma pensi ai tuoi figli e ci ripensi, rinvii, dilazioni, ma il pensiero è sempre lì, che ti cresce dentro come un tumore. Vai avanti qualche mese, li guardi negli occhi, vedi come ti guardano e il pensiero cresce, cresce a dismisura fino a diventare una bestia orribile che ti ingoia. Decidi che devi reagire, magari ti iscrivi a un corso di perfezionamento di qualcosa. Serve a tenere occupato il corpo e la mente. E poi, pensi, fa curriculum. Già, in una società guidata dalla logica dovrebbe essere così, una specializzazione dovrebbe premiare, non in un Paese dove la criminalità comune e il crimine organizzato si sono fatti classe dirigente. Guardi i tuoi figli e decidi che devi reagire. Vai in cerca di un altro lavoro. Quarant'anni, cinquanta, sei troppo vecchio. E allora torni a casa e ti rifugi ancora una volta su quel letto che è la tua culla e la tua tomba, ma vorresti starci di sotto, rannicchiato, al buio come un animale morente. Finché non t'importa più nemmeno dei tuoi figli. Suicidio.
Chissà quanti sono questi suicidi. Forse alcuni sono stati fermati in tempo e le agenzie non ne hanno nemmeno parlato. Ma non sono suicidi: sono omicidi premeditati e riguardano migliaia di operai, fra Termini e Pomigliano, migliaia di operai e di famiglie per i quali il futuro è già passato.
L'assassino però non lo prenderanno: è a Detroit. Delocalizzato. Latitante.

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