venerdì 12 agosto 2011

In Sicilia il bonus bébé. E il lavoro?

Sono andata su un sito di vendita on-line di pannolini per bambini. C'era una confezione da 150 pezzi a 40 euro. Non troppo buoni, credo, visto che per la stessa quantità ti chiedono fino a quattro volte di più. Comunque sia, per il nostro calcolo (e per il nostro target) va pure bene che siano economici. Tenuto conto di un bambino mediamente cagone, di pannolini sembra ne occorrano dieci al giorno e dunque quella confezione basta per quindici giorni. Vuol dire 80 euro al mese e 960 in un anno. Considerato che, costando così poco, fanno cagare, bisognerà mettere in conto anche una pomatina contro la dermatite o l'eritema. Mettiamo 15 euro e mettiamo che duri quindici giorni? Sono altri 30 euro al mese e 360 in un anno. In tutto 1320. E abbiamo fatto cappotto.
Dunque la "buona notizia", come l'hanno definita i proni media locali, non è affatto una buona notizia ma anzi suona come una clamorosa presa per il culo contro la quale non c'è pomatina che tenga. Insomma, la grande novità è che il governo regionale siciliano - come già fatto dai governi Berlusconi in un'ottica di fascistissimo incremento delle nascite, cioè di produzione di materiale umano da mandare a morire in guerra, oggi come allora - ha stanziato, come negli anni precedenti (ma con - dicono loro - "adeguamenti migliorativi" e "definizione di nuovi criteri e procedure per l'ammissibiltà delle istanze"), del denaro destinato ai bambini nati in Sicilia nel 2011, "finalizzato - secondo quanto previsto da una legge regionale del 2003 (presidente quel Totò Cuffaro che si rivolgeva ora alla madonna ora a santa Teresa, nel senso della clinica di Michele Aiello, ritenuto il prestanome di Bernardo Provenzano) - a garantire e promuovere la riduzione ed il superamento degli ostacoli di ordine economico alla procreazione per le famiglie meno abbienti".
Un milione e ottocentomila euro: mille euro (una tantum) a bambino - spiega il decreto -, per 600 bambini per ogni quadrimestre dell'anno. Beneficiarie - ha chiarito l'assessore alla Famiglia, Andrea Piraino, durante un'intervista televisiva - saranno quelle famiglie che hanno un reddito annuo di 8/9.000 euro. Quanto alle graduatorie, faranno fede il reddito, il numero di componenti della famiglia e la data di nascita. Cioè, chi arriva prima ben alloggia. C'è da giurare in un incremento dei parti cesarei programmati.
Ora, a parte l'assurdità di contemplare non solo le nascite ma pure le adozioni (vorrei vedere chi sono quei pazzi che, non avendo soldi per sopravvivere, si mettono pure ad adottarlo un bambino: è più facile che decidano di venderselo), a parte l'orgasmo da elemosina per sentirsi potenti e poi chiedere di essere ripagati con un voto, a parte che in Sicilia le famiglie povere sono il 27% (e per fortuna, non tutte in età fertile) e che quindi è realistico che i più saranno tagliati fuori, a parte la vergogna di elargire consulenze inutili di decine e centinaia di migliaia di euro, questi cosiddetti governanti si rendono conto di quanto ci vuole per far crescere un bambino? E quando hai finito i pannolini, non potendogli dare da mangiare, vestirlo, mandarlo a scuola, curarlo, cosa fai? Butti via il bambino con il pannolino sporco?
Per fare figli occorre una cosa sola innanzitutto: il lavoro. E se questi cosiddetti governanti non lo capiscono (o non vogliono capirlo, perché è più comodo tenere la gente in schiavitù), è meglio che se ne vadano a casa e si trovino un lavoro. Magari facendo la fame per qualche anno, prima di trovarlo.

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