Ma un uomo? No, dico, un uomo che a distanza di
dieci, venti, trent’anni – non importa: noi non lo giudicheremo – si renda
conto e ammetta di averlo fatto anche lui? Uno che dica: scusate, sono stato
uno stronzo, ho tentato di baciare, ho toccato il culo, ho fatto allusioni, vi
ho spogliate con gli occhi, mi sembrava naturale, così fan tutti e facevo
anch’io. È il patriarcato, bellezza. Ci ho messo trent’anni per parlare perché
ci ho messo trent’anni per capire, ma ora grazie a voi donne – e soprattutto a
voi donne che avete impiegato dieci, venti, trent’anni per tirare fuori questo morso
costante alla bocca dello stomaco, questo dolore e senso di vergogna che
avevate incastonati nel cuore e nella pelle -, grazie a voi mi sono reso conto
della sofferenza e mortificazione che vi infliggiamo tutti i giorni dando per
scontato che se state zitte è perché siete consenzienti. Aggiungendo così
sofferenza a sofferenza.
Ecco, magari se lo fa uno, se uno riesce a
vincere prima l’arroganza di sentirsi in diritto di molestare e poi la vergogna
di essersi sentito in diritto di molestare, se uno la smette di assumere in
automatico la difesa del proprio genere e di vederci – come ai balli di paese
degli anni Cinquanta - maschi da una parte e femmine dall’altra, magari poi lo
fa un altro e un altro e un altro ancora: le prese di coscienza sono come le
ciliegie. E magari lo capite cosa vuol dire tenersi dentro una cosa per
trent’anni e capite pure che, appunto perché ce l’hai da qualche parte sotto la
pelle, il ricordo riaffiora confuso, parziale, prima quello più recente, poi
uno più antico oppure un altro che avevi sottovalutato. Stai pensando a quel
porco che, in quanto padrone, si è sentito in diritto di cingerti il fianco e
inavvertitamente, una al giorno, ti si parano davanti agli occhi altre scene:
il tipo che ti abbraccia in modo che tu non possa divincolarti, quello che ti
toglie il saluto (lui, a te!) perché non hai assecondato le sue aspettative; e
quell’altro che ti ha affidato un lavoro: siete seduti davanti a una scrivania fianco
a fianco, state valutando come impostare un documento e all’improvviso ti
ritrovi la sua mano su un ginocchio, sposti il ginocchio e lui dopo qualche
minuto lo rifà, sei paralizzata ma sposti ulteriormente il ginocchio e lui lo
rifà, è un gioco a chi cede prima, ma non è un gioco, non c’è niente di
divertente.
Lo so quello che state pensando: perché non gli
hai mollato un ceffone, perché non gli hai detto di smetterla, perché non hai
urlato, eccetera. Sì, certo, e la vergogna e la pubblica riprovazione per chi
credete che sarebbero stati? Ma che dice, è una pazza, lo fa per ripicca perché
le sarebbe piaciuto ma è una cozza e io non me la sono filata, è lei che ci ha
provato con me, eccetera eccetera eccetera. Ci mancava che gli dovevi risarcire
il danno d’immagine.
Pensateci prima di dire che se una donna ha
taciuto per tanti anni significa che in fondo le piaceva; pensateci prima di
dire che lo ha fatto perché voleva trarne un qualche vantaggio. Siete sicuri di
non averlo mai fatto voi uomini?
Sì, ecco, un uomo: un uomo che ammetta di avere
fatto almeno una volta nella vita un pompino, sia pure metaforico, perché così
fan tutti e non puoi sottrarti, a un politico, un produttore cinematografico,
un barone universitario, un potente qualunque da cui dipendesse la sua vita
lavorativa. Migliaia, forse milioni, di portaborse promossi parlamentari,
attoruncoli diventati protagonisti, assistenti vincitori di concorsi costruiti
su misura. Sì, certo, crollerebbe tutto il sistema, come un castello di carte,
basta un soffio. Ma chi l’ha detto che sia sbagliato? Chi ha detto che non si
possa ricominciare tutti insieme, donne e uomini, a ricostruire qualcosa che
non sia fango costruito sul fango, dove vali perché vali, dove ti guardi allo
specchio e ti piaci, dove in un concorso per titoli ed esami l’esame ci sia
davvero e il titolo unico per essere ammesso sia: non ha leccato il culo a
nessuno. Ecco, quando anche gli uomini cominceranno a dire di avere subìto in
silenzio le molestie dei potenti allora potremo cominciare a parlare. E solo
allora sarete veramente uomini: altrimenti siete solo maschi, di razza maiale.
Nessun commento:
Posta un commento