Ottantasette anni. La signora che ieri con la sua auto, a
Treviso, ha investito una signora di quarantasei anni, ora in coma, e i suoi
due figli bambini mentre attraversavano la strada sulle strisce pedonali ha
ottantasette anni.
Non è che se ne avesse avuti ottantasei o ottantotto la
questione sarebbe stata diversa, no: è che la signora ha esattamente l’età di
mia mamma, che di smettere di guidare non ne vuole sapere e, anche se ancora
non ha messo sotto nessuno né si è fatta male, va litigando con muri e
marciapiedi. E anche con me e mia sorella, in verità, perché le rare volte che
ci chiede di accompagnarla da qualche parte, nella sua lingua “accompagnare” vuol
dire che la macchina è sua, che il volante è suo, che le strade sono sue e io o
mia sorella – giocando sull’etimologia - dovremmo limitarci al ruolo di dame di
compagnia.
E quindi siparietto: scendi guido io, no guido io, e
allora non ci vengo e te ne vai da sola, me ne vado da sola non ho bisogno di
nessuno. Con crescendo: che vi pare che non sono capace, io a guidare mi
diverto, io ho sempre guidato. Come dire che, se hai sempre respirato, a quasi
novant’anni non possa accaderti con più facilità di un ventenne che ti venga
una polmonite con le conseguenti difficoltà respiratorie.
Ora il punto è: come fai a convincerla, ammesso che non
decida di farsi una legge tutta sua, quando la legge è dalla sua parte? E la
legge, cioè il Codice della strada, prevede che superati gli ottant’anni la
revisione della patente debba essere fatta ogni due anni. Un’eternità,
considerato che a quell’età il decadimento fisico e mentale corre veloce, che
ci piaccia o no e soprattutto che piaccia o no a mia mamma e a tutti i suoi
colleghi Niki Lauda della quarta età. Per inciso, sembra che in Italia esistano
più di sessantamila patenti di guida valide intestate a ultranovantenni.
Il fatto è però che questa mattina alla radio ho sentito
Giordano Biserni, fondatore e presidente dell’Asaps (Associazione sostenitori
amici Polizia stradale), sostenere, più o meno, che devono essere i figli a
controllare i loro genitori automuniti perché non facciano cazzate. Allora io
un paio di domande a Biserni vorrei farle. Cominciando dalla più banale: e se
il signore o la signora ultraottantenne non avesse figli né nipoti né parenti
prossimi e se guidare fosse l’unico modo che hanno per sentirsi ancora vivi? E
poi: a meno che non siano affetti da demenza senile – e non semplicemente da
testa dura come quella di un mulo – cosa vogliamo fare, li teniamo chiusi in
casa e magari li leghiamo pure? Non dovrebbe essere lo Stato a proteggere i
suoi cittadini più deboli? Magari stabilendo per legge che a ottant’anni, a
prescindere dalla lucidità mentale (e a prescindere dagli interessi di case
automobilistiche e carrozzieri), la patente dev’essere tolta a tutti. Così
magari cominciamo a camminare a piedi e a guadagnarci in salute. E forse
evitiamo pure costi sanitari altissimi come quello che sta pagando la signora
in coma per essersi frapposta fra l’auto della vecchietta e i suoi figli.
E comunque, signor Biserni, ci parla lei con mia madre?
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