Oscar è un giocherellone con la frangetta sugli occhi e uno
scopino da cesso al posto della coda. Quando arrivo, apro il portone e lo trovo
ad aspettarmi in cortile. La sua mamma dice che mi sente arrivare e che lo fa
soltanto con altre due persone del condominio. Abbaia come un pazzo e intanto
attraversa il cortile in tutte le direzioni correndo a perdifiato per dirmi
quanto è contento di vedermi. Unica condizione per smettere di abbaiare è che
io lo accarezzi. E allora comincia a mugolare come un gattino.
Da ieri Oscar ha un fratellino. Più piccolo di dimensioni,
anche lui con la frangetta sugli occhi e uno scopino da cesso al posto della
coda. La mamma di Oscar mi ha raccontato che la signora a cui faceva da
badante, sentendo arrivare la fine, glielo ha affidato perché soltanto lei
avrebbe potuto occuparsene. E ha aggiunto che ieri il nuovo arrivato, prima di
traslocare, faceva la spola fra la sua vecchia mamma che stava per andarsene e
la sua nuova mamma che stava per occuparsene, consapevole della staffetta. Mentre
me lo raccontava, i suoi occhi azzurri sono diventati più acquosi.
Ma non ha battuto ciglio: lo ha preso e se l’è portato a
casa, anche se definire casa una stanza è un azzardo, e non se l’è nemmeno
posto il problema che ci sarebbero stati stretti lei, Oscar, il suo fidanzato
quando viene a trovarla e pure il nuovo arrivato. Non ha battuto ciglio, anche
se il nuovo arrivato ha tredici anni, cioè a occhio e croce quanti la signora
vecchietta che glielo ha affidato prima di andarsene, e questo significherà
farsi carico delle spese per curarlo quando gli acciacchi si sommeranno agli
acciacchi e del dolore per la sua morte quando sarà il momento.
La signora vecchietta non ha avuto bisogno, come tanti di
noi, di mettere la foto del suo cane su Facebook insieme alle foto di altre
migliaia di cani e gatti in cerca di casa. Per lei è stato naturale come
passare il testimone dell’amore da una generazione all’altra della stessa
famiglia. Perché la ragazza che le ha fatto da badante è, com’è ovvio,
un’immigrata dell’est europeo, una di quelle che vengono a fare i mestieri che
noi non vogliamo più fare: venuta a esercitare l’umanità.
E io da domani troverò ad aspettarmi Oscar e il nuovo
arrivato. Che ancora non so come si chiama, ma so che ha bisogno di tante
coccole perché non ha più la sua vecchia mamma, anche se adesso ne ha una nuova
con gli occhi azzurri che se ne occuperà come se ad affidarglielo fosse stata
sua nonna e non un’estranea.
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