lunedì 12 giugno 2017

Odio di genere

Stamattina ho deciso di non “dare l’amicizia” su Facebook a un tizio che me l’aveva chiesta perché avevo condiviso una sua vignetta divertente sui risultati delle elezioni. Ho controllato le amicizie, ho esaminato il suo diario e stavo per accettare la richiesta quando è apparsa un’altra vignetta. Era divisa in due parti: nella prima si proponeva come regalo a una moglie o compagna uno pneumatico, nella seconda la donna era a terra, morta, il corpo attraversato dalle tracce dello stesso pneumatico. Non mi sono divertita più.
Poche ore dopo, sempre su Facebook, qualcuno ha pubblicato un articolo su un souvenir venduto in un’edicola di Firenze: una borsa, anche in questo caso con una vignetta in due tempi, marito e moglie che litigano, lei urla contro di lui, sotto la vignetta la scritta “problem”, e poi lui che la spinge e se ne sbarazza con la scritta “solved”, problema risolto. E, ancora più giù, un orgoglioso “made in Italy”: Italy, il Paese civilizzato dove l’anno scorso centosedici donne sono morte di femminicidio. Non mi sono divertita affatto. Troppe ne ho lette, sentite e scritte per accettare che su un argomento simile si faccia ironia. Perché non è ironia: è stampa e propaganda di una corrente di pensiero patriarcale secondo cui le donne sono un problema che va eliminato alla radice, come i peli superflui. Che però ricrescono. Per fortuna anche qualcun altro non si è divertito davanti a quella borsa, ha sporto denuncia e l’edicolante è stato multato e obbligato a togliere quell’oscuro oggetto del desiderio di tanti uomini.
Non basta, ma è già qualcosa.
Non basta, perché fra i due episodi della giornata ce n’è stato un altro e non c’è niente da ridere: una ragazza di 28 anni di Biella uccisa a coltellate in Sardegna mentre era in vacanza con il fidanzato. Troppo presto per incolpare lui, ma pensarlo è inevitabile (e infatti gli inquirenti non lo escludono) dato il numero impressionante di donne uccise ogni anno per mano di mariti, compagni, fidanzati con i quali – dicono ogni volta i conoscenti distratti o codardi – andavano d’amore e d’accordo. Se non è stata lei ad essere uccisa dal fidanzato, lo è stata quella del giorno prima, e quella di due giorni fa, e quella del giorno prima ancora.

E spesso sono le vignette, le battute, i cosiddetti motti di spirito a legittimare certi comportamenti. No, mi dispiace: nessuno avrà la mia amicizia, nemmeno virtuale, finché sulla sua bacheca (e nella sua testa) ci sarà quel genere di pensiero, quell’odio di genere. E non mi si venga a dire che non so stare agli scherzi.

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