Dunque il Movimento Cinque Stelle è un partito, come da
involontaria ammissione del suo capo: «Chi non è d’accordo si faccia un altro
partito», aveva risposto Beppe Grillo ai contestatori della defenestrazione
della candidata sindaca di Genova.
E c’è stato subito chi lo ha preso in parola, annunciando
l’intenzione di fondare un movimento. In passato estimatore e coputtaniere di
Silvio Berlusconi, poi estimatore di Renzi, poi estimatore di Grillo, cioè di
tre tizi che considerano il partito proprietà privata, Lele Mora oggi ci spiega
che in un movimento «non può esistere un padre padrone».
Ergo, appena finirà l’affidamento ai servizi sociali per
bancarotta e per la storiaccia di Ruby e le altre, ha confermato quello che in
verità già covava e annunciava da tempo: si fa un partito suo.
Programma berlusconiano, da quello che si legge: carne
tenera - «Ho voluto tutti giovani a fianco a me, con meno di 40 anni, tutti
laureati» - e promesse che il milione di posti di lavoro gli fa un baffo. Cioè?
Cioè: «una casa a tutti, da mangiare bene per tutti, una pensione uguale per
tutti, di almeno mille euro al mese».
Manca solo cchiù pilu ppi tutti, ma è probabile che l’abbia
omesso perché era sottinteso e magari rischiava che Cetto Laqualunque gli
facesse causa per plagio, come Al Bano con Michael Jackson.
Giusto per dovere di cronaca: sapete come si chiamerà il
movimento del signor Dario Gabriele Mora, in arte Lele, nazista che ha scelto
Faccetta nera come suoneria del telefonino, accusato e condannato per spaccio
di droga, evasione fiscale (due volte: nel 2000 e nel 2010), bancarotta
fraudolenta e favoreggiamento della prostituzione? Si chiamerà “Libertà e
onestà”.
In pratica, come se Karl Marx facesse un nuovo partito
chiamandolo “in culo agli operai”.
Nessun commento:
Posta un commento