Perché 1294 (milleduecentonovantaquattro!) pagine? Perché,
Albinati, perché, PERCHÉ? Ne parlavo con mio figlio e, per sintetizzare (!),
gli ho spiegato che inquadra il contesto del delitto del Circeo, anni Settanta,
femminismo, liberazione dei costumi, borghesia fasciocattolica, niente femmine a
scuola (“La scuola cattolica”, appunto, il titolo del libro di Edoardo Albinati).
Ha avvicinato i polpastrelli di pollice e indice fino a lasciare uno spazio
minimo e ha chiosato: “Il contesto? Sciascia. Cinquanta pagine”. Eh, già, ma
Sciascia era Sciascia.
Ora, io non ti dico che ce la dovevi raccontare in
cinquanta pagine o poco più, ma che bisogno c’era di raccontarci anche le tue
seghe (che, in quanto tali, sono una cosa che si fa in solitudine, a meno di non
essere un maniaco frequentatore dei giardinetti) e le tue scopate?
Ti prometto che lo finisco, perché raramente lascio un
libro a metà a meno che non faccia proprio cacare, e il tuo oggettivamente è
scritto bene (a parte certi pipponi interminabili che ci potevi risparmiare,
ché – te l’ho già detto – sono cose che si fanno in privato), e poi ho già
superato il 70% (confesso, a costo di far storcere il naso a qualcuno: leggo
dal kindle, non ce l’avrei fatta a tenere in mano una delle torri gemelle, soprattutto
la sera a letto quando casco dal sonno) e a questo punto è una scommessa con me
stessa per cercare di capire perché le cose che ci hai detto non ce le potevi
dire in seicento pagine. Lascio sulla tua coscienza – che, data la tua
formazione cattolica, dovrebbe essere in piena attività – il peso di tutti i
libri che non ho letto nell’ultimo mese dovendo dedicarmi allo studio matto e
disperatissimo del tuo.
Disperatissimo perché penso che, per quanto in maniera
inconscia e pur condannando, tu una qualche giustificazione sociologica ai
crimini del tuo compagno di scuola e dei suoi compari la stia cercando.
Disperatissimo perché, per quanto tu ti definisca uno dei
pochi “comunisti” della tua scuola (più per moda che per reale adesione?), noto
invece un certo compiacimento del tuo appartenere a una famiglia borghese e a
guardare gli altri da sopra in giù.
Disperatissimo perché, malgrado i tuoi sforzi e le tue
letture (che so essere stati immensi e giustificano il decennio di stesura del
libro e ti fanno onore), io non credo che tu sia riuscito a metabolizzare e a
interiorizzare fino in fondo il femminismo. Se non quello radical-chic dei
borghesi.
Però non dispero: lo leggo fino alla fine, promesso, e poi
ne riparliamo. Disponibile a rivedere le mie impressioni. E comunque: che due
palle!
P.S.: Credo che, quando e se mai riuscirò a finire questo
libro, mi andrò a rileggere “Una storia semplice” (complicatissima): 70 pagine.
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