martedì 13 settembre 2016

Sciascia, Albinati e le storie complicate

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Perché 1294 (milleduecentonovantaquattro!) pagine? Perché, Albinati, perché, PERCHÉ? Ne parlavo con mio figlio e, per sintetizzare (!), gli ho spiegato che inquadra il contesto del delitto del Circeo, anni Settanta, femminismo, liberazione dei costumi, borghesia fasciocattolica, niente femmine a scuola (“La scuola cattolica”, appunto, il titolo del libro di Edoardo Albinati). Ha avvicinato i polpastrelli di pollice e indice fino a lasciare uno spazio minimo e ha chiosato: “Il contesto? Sciascia. Cinquanta pagine”. Eh, già, ma Sciascia era Sciascia.
Ora, io non ti dico che ce la dovevi raccontare in cinquanta pagine o poco più, ma che bisogno c’era di raccontarci anche le tue seghe (che, in quanto tali, sono una cosa che si fa in solitudine, a meno di non essere un maniaco frequentatore dei giardinetti) e le tue scopate?
Ti prometto che lo finisco, perché raramente lascio un libro a metà a meno che non faccia proprio cacare, e il tuo oggettivamente è scritto bene (a parte certi pipponi interminabili che ci potevi risparmiare, ché – te l’ho già detto – sono cose che si fanno in privato), e poi ho già superato il 70% (confesso, a costo di far storcere il naso a qualcuno: leggo dal kindle, non ce l’avrei fatta a tenere in mano una delle torri gemelle, soprattutto la sera a letto quando casco dal sonno) e a questo punto è una scommessa con me stessa per cercare di capire perché le cose che ci hai detto non ce le potevi dire in seicento pagine. Lascio sulla tua coscienza – che, data la tua formazione cattolica, dovrebbe essere in piena attività – il peso di tutti i libri che non ho letto nell’ultimo mese dovendo dedicarmi allo studio matto e disperatissimo del tuo.
Disperatissimo perché penso che, per quanto in maniera inconscia e pur condannando, tu una qualche giustificazione sociologica ai crimini del tuo compagno di scuola e dei suoi compari la stia cercando.
Disperatissimo perché, per quanto tu ti definisca uno dei pochi “comunisti” della tua scuola (più per moda che per reale adesione?), noto invece un certo compiacimento del tuo appartenere a una famiglia borghese e a guardare gli altri da sopra in giù.
Disperatissimo perché, malgrado i tuoi sforzi e le tue letture (che so essere stati immensi e giustificano il decennio di stesura del libro e ti fanno onore), io non credo che tu sia riuscito a metabolizzare e a interiorizzare fino in fondo il femminismo. Se non quello radical-chic dei borghesi.
Però non dispero: lo leggo fino alla fine, promesso, e poi ne riparliamo. Disponibile a rivedere le mie impressioni. E comunque: che due palle!

P.S.: Credo che, quando e se mai riuscirò a finire questo libro, mi andrò a rileggere “Una storia semplice” (complicatissima): 70 pagine.

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