E' sempre lo stesso copione,
carico di ipocrisia: il marito che scopre il delitto e lo denuncia in lacrime,
i vicini pronti a giurare che erano una bella coppia, unita e felice, e per di
più non avevano problemi economici, una bella casa con giardino subito
giornalisticamente rinominata "la villetta degli orrori", il sindaco
che finge familiarità snocciolando una serie di dati anagrafici a cazzo (tanto,
chi li controlla?), l'immancabile giornalista zerbino che intervista
l'immancabile parroco a suggello della santità di coppia: "Venivano sempre
in parrocchia".
Si potrebbe chiudere qui, no?
Saranno stati gli immigrati, saranno stati i drogati, saranno stati i
meridionali. Si indaga a 360°. E alla fine, come quasi sempre, i sospetti si
concentrano sul marito. Che, se i sospetti saranno confermati, avrebbe avuto la
lucidità mentale di pianificare tutto, di crearsi un alibi. E quale alibi
migliore della partita dei mondiali? Chi dubiterebbe che un maschio italico
rinunci a vedere la partita con gli amici, sia pure per ammazzare moglie e
figli? Come a Motta Visconti. Indagini in corso, come da copione. Compagni di tifo
che confermano la sua presenza davanti alla tv.
E intanto - malgrado il parroco,
malgrado il sindaco diopatriaefamiglia - i sussurri e i pettegolezzi si fanno
notizie: forse non è vero che erano così felici; forse le foto sorridenti di
Facebook nascondevano altro; forse stavano per separarsi, forse fra i due
c'erano "gravi tensioni".
Quasi certamente, come da
copione, lui la considerava proprietà privata. O mia o di nessuno, vittima da
sacrificare sull'altare dell'impotenza di vivere. Odio e rancore che si
estendono alle appendici di una donna, i figli. Dormivano, non erano
"testimoni scomodi" del femminicidio: eppure (se è stato lui) bisognava
eliminarli per cancellare ogni traccia di quella famiglia.
Ma il sindaco diopatriaefamiglia
continua a raccontarci che in paese sono aumentati i furti nelle abitazioni.
Saranno stati i rom.
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