mercoledì 4 giugno 2014

Bella vita


Ho appena sentito l'intervista rilasciata da Gianfranco Miccichè a Emanuele Lauria per Repubblica Tv.
Oltre ad essere un concentrato di boria, di spocchia, di arroganza, oltre al maschilismo bieco (e cosa aspettarsi da uno così?) che gli fa dire di avere incontrato le donne che frequentavano la casa di Berlusconi ma non di avere visto il suo padrone "utilizzarle", è davvero esilarante sentire le sue lamentazioni economiche.
Dunque: l'ex dirigente di Publitalia, l'ex Ministro, l'ex sottosegretario (tutti mestieri che consentono di mettere qualcosa da parte), il rampollo di una famiglia palermitana "agiata" (come si legge su Wikipedia) che - immagino - come tutte le famiglie agiate palermitane avrà case e terreni su cui campare facendo solo lo sforzo di grattarsi i coglioni, fa il pianto greco perché sostiene che con i quattromila euro mensili della pensione da parlamentare, avendo tre figli due dei quali da mantenere fuori, non si fa "una bella vita".
Conosco diverse coppie - insegnanti o impiegati - dove entrambi lavorano e dunque sono dei "privilegiati", anche se in due non raggiungono il solo stipendio di Miccichè: anche loro hanno figli da mantenere fuori e perciò l'impiegato fa tutto lo straordinario che può, l'insegnante torna da scuola, pranza rapidamente e si mette a fare lezioni private fino all'ora di cena. Senza soluzione di continuità. Si fanno un culo così. E non si lamentano, perché lo stanno facendo per i loro figli. Anzi, per loro è questa la bella vita.
Anche se alla fine l'unica polvere bianca che si possono comprare è la farina per fare il pane a casa, che costa meno.

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