Ho appena sentito l'intervista rilasciata da
Gianfranco Miccichè a Emanuele Lauria per Repubblica Tv.
Oltre ad
essere un concentrato di boria, di spocchia, di arroganza, oltre al maschilismo
bieco (e cosa aspettarsi da uno così?) che gli fa dire di avere incontrato le
donne che frequentavano la casa di Berlusconi ma non di avere visto il suo padrone
"utilizzarle", è davvero esilarante sentire le sue lamentazioni
economiche.
Dunque: l'ex
dirigente di Publitalia, l'ex Ministro, l'ex sottosegretario (tutti mestieri
che consentono di mettere qualcosa da parte), il rampollo di una famiglia palermitana
"agiata" (come si legge su Wikipedia) che - immagino - come tutte le
famiglie agiate palermitane avrà case e terreni su cui campare facendo solo lo
sforzo di grattarsi i coglioni, fa il pianto greco perché sostiene che con i
quattromila euro mensili della pensione da parlamentare, avendo tre figli due
dei quali da mantenere fuori, non si fa "una bella vita".
Conosco
diverse coppie - insegnanti o impiegati - dove entrambi lavorano e dunque sono
dei "privilegiati", anche se in due non raggiungono il solo stipendio
di Miccichè: anche loro hanno figli da mantenere fuori e perciò l'impiegato fa
tutto lo straordinario che può, l'insegnante torna da scuola, pranza
rapidamente e si mette a fare lezioni private fino all'ora di cena. Senza
soluzione di continuità. Si fanno un culo così. E non si lamentano, perché lo
stanno facendo per i loro figli. Anzi, per loro è questa la bella vita.
Anche se alla
fine l'unica polvere bianca che si possono comprare è la farina per fare il
pane a casa, che costa meno.
Nessun commento:
Posta un commento