domenica 23 febbraio 2014

Album di famiglia


Prima o poi dovrò farci un album con tutte queste foto sbiadite e guizzanti, gettate alla rinfusa (non, insieme alle altre, nello scatolone verde che sta in mezzo ai libri nello studio di mia madre, ma) in un cassetto del mio cervello e che di tanto in tanto affiorano disordinatamente dall'acquario come fanno i pesci quando spargi il mangime.
Stamattina ne è venuta a galla una. Associazione di idee fin troppo banale, ma non ci sono cazzi: Sanremo è Sanremo e hai voglia a fare la snob, la radical chic, l'intellettuale engagée. Lo respiri come le polveri sottili, a prescindere da te.
Soggiorno di casa, riuniti davanti al moderno focolare arrivato da poco (prima si andava dai nonni a guardare la tv), con i compagni di classe di mia sorella moooolto più grandi di me che da lì a qualche mese avrei compiuto dieci anni. A quel tempo cinque o sei anni di differenza facevano la differenza: qualcuno di loro forse già scopava e io ancora... no, non giocavo con le bambole, mai fatto, ma il senso è quello. Finisce Sanremo e io mi lancio in una filippica contro la giuria che non aveva capito Luigi Tenco. Dev'essere stato il mio primo e ultimo comizio: da allora l'idea di tutti quegli occhi puntati addosso mi "imburrisce" le gambe ed evito con tutte le mie forze.
La tengo fra le mani quell'immaginaria foto ingiallita e all'improvviso ne sbocciano altre. In una non riesco a reprimere rabbia e voglia di scoppiare a piangere: sto per esplodere. La mia maestra prende a bacchettate sulle gambe le mie compagne di classe. Sento di odiarla. Non solo per la violenza del gesto (a quel tempo il concetto di abuso di metodi di correzione non era molto di moda), ma soprattutto per la sua valenza classista: picchiava soltanto le mie compagnette povere. In un'altra, già alle scuole medie, sono tutta vestita di nero, pantaloni, scarpe, dolcevita d'ordinanza: ho perso la testa per gli esistenzialisti e la gente mi fa le condoglianze scambiandomi per una povera orfanella da romanzo ottocentesco avvolto nelle brume. Nella terza mi sono appena chiusa a chiave in camera per non rischiare di incontrare certi lontani cugini che mi stavano cordialmente sul cazzo: arroganti e spacconi, istintivamente odiosi. Sarà un caso che crescendo sono diventati fascisti?
Evito di annoiarvi con le altre: mi fanno tristezza quelli che ti invitano a casa a vedere il filmino (minchia, come sono vecchia: ragiono in Super 8!) del viaggio di nozze. Ma comunque il fil rouge è quello e non ci sono cazzi: Sanremo sarà pure Sanremo, ma comunista è comunista. E io modestamente lo nacqui (e, a occhio e croce, lo morirò). Mettetevi il cuore in pace: è questo il mio album di famiglia.

1 commento:

  1. Non è vero che sono tutti uguali, ma il personaggio mi puzzava, così come al tempo di mani pulite mi puzzava Di Pietro e più recentemente De Magistris, tanto per restare in quella categoria. Magistrati che sulle spalle dei colleghi che lavorano seriamente si costruiscono un personaggio mediatico da sfruttare politicamente (non nel senso che hai tu della politica ma di quello più deteriore, ormai dilagante anche fra i cosiddetti "antipolitici" (vedi grillini)
    Tuo cognato

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