lunedì 17 giugno 2013

Iononsonorazzistama

"Vorrei chiedere alla ministra dell'immigrazione...quella lì...quella di colore..." L'ho sentita stamattina alla radio questa frase, corredata dall'immancabile puttanata sulla ministra "che vuole dare la cittadinanza agli immigrati" e dall'altrettanto imprescindibile e ipocrita precisazione "io non sono razzista, ma". Alla ministra il signor iononsonorazzistama voleva chiedere qualcosa del tipo "ma se li manteniamo tutti, poi cosa resta per noi?" Dunque: sorvolando - ma non troppo, perché agli scemi le cose le devi spiegare parola per parola - sul fatto che la cittadinanza la ministra vorrebbe darla ai figli degli immigrati, ai bambini che qui sono nati e che parlano l'italiano e i dialetti meglio di noi; e sorvolando sul fatto che i genitori di quei bambini pagano le tasse mentre gli evasori assassini - grazie ai quali per esempio non ci sono abbastanza soldi per curare un malato di tumore - che io sappia sono solo italiani, vorrei raccontare al principe dei cretini quello che ho visto ieri. Mi sono bastati pochi minuti: mi trovavo in una struttura che assiste i migranti, li aiuta nelle pratiche, li indirizza verso potenziali datori di lavoro, fa seguire loro corsi di italiano. Un ragazzo - ovviamente "di colore", come direbbe il signor iononsonorazzistama -, disperato perché non trova lavoro, raccontava di avere guadagnato 50 euro da un italiano che glieli aveva dati perché acquistasse a proprio nome, mettendoci la firma, tre schede telefoniche. Aveva ceduto la propria identità a un italiano al quale forse le tre schede telefoniche non servivano per ingannare tre fidanzate diverse, ma molto più probabilmente per svolgere attività illecite e lo aveva fatto, senza nemmeno essere sfiorato dal dubbio che quello lo stesse trascinando in qualcosa di losco, soltanto per 50 euro: l'indispensabile - per chi vive dell'indispensabile - ad andare avanti una decina di giorni. Dopo mi hanno spiegato che è una prassi costante: si fanno dare il nome per acquistare le schede telefoniche, ma pretendono anche un sacco di soldi - migliaia di euro - per la dichiarazione di ospitalità che serve a vivere qui. Mi hanno detto che c'è gente che si è fatta le case con questo sistema: certamente alcuni connazionali "furbi" (vorrei dire: italianizzati) degli stessi migranti, ma soprattutto italiani, arricchiti sulla pelle di chi non ha lavoro. E allora, signor iononsonorazzistama, chi è mantenuto di chi? Sai una cosa? Io non sono violenta, ma...ma se ti avessi avuto fra le mani ti avrei nero, anzi: di colore.

1 commento:

  1. INTEGRAZIONE
    Non è il colore della pelle, né la lingua che si parla e neppure il luogo di nascita che impedisce l'integrazione.
    La Storia e le esperienze vissute ci insegnano che è l'attaccamento alla propria cultura ed alle convinzioni spirituali radicate nella propria mente, le quali vengono addottrinate ai discendenti anche se nati al di fuori dei loro paesi d'origine, i quali, di conseguenza, continueranno a sentirsi diversi da chi li ospita.
    Si creano così delle comunità aliene in seno ad un'altra cultura che minacciano la sopravvivenza del popolo ospitante. Senza dimenticare certi luoghi di culto dove si istiga al terrorismo.
    Come avvenuto agli indigeni di certi paesi colonizzati, i quali, rimasti in pochi non tanto per le stragi subite, ma per essere stati costretti a convivere con una cultura che non è la loro, restano tuttora emarginati nella loro stessa terra.
    Quei politici e sindacalisti che si battono per una società multiculturale, stanno portando all'estinzione il legittimo popolo italiano e quello di qualche altro paese occidentale.
    - da CocoMind.com - La voce del dissenso

    RispondiElimina